Discariche campane chiesti 4 anni e mezzo per Giulio Facchi

Il colognese tra il 1999 e il 2004 era sub commissario all'emergenza rifiuti sotto Antonio Bassolino.

Discariche campane chiesti 4 anni e mezzo per Giulio Facchi
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Requisitoria del Pm al processo sulle discariche campane. Alla sbarra, tra gli altri, il colognese Giulio Facchi, che all'epoca dei fatti era sub commissario nella gestione dell'emergenza.

Discariche campane

Davanti alla Corte di Appello di Napoli, si sta svolgendo il secondo grado del processo Resit. Il principale imputato è Cipriano Chianese, ritenuto dall'accusa vicino alla Camorra e condannato in primo grado a 20 anni di reclusione. La vicenda è legata alla cava gestita a Giuliano (Terra dei fuochi) dalla Resit, appunto, di proprietà dello stesso Chianese.

Terra dei fuochi

Per un periodo di tempo, tra il 2001 e il 2004, Facchi vi fece smaltire tonnellate di rifiuti, andando contro un’ordinanza del prefetto. Secondo l'accusa lo fece per favorire il proprietario. Per la difesa invece, la decisione fu assunta a ragion veduta nella gestione dell'emergenza.

Prima requisitoria

Per il colognese, che operò accanto al commissario Antonio Bassolino, la prima richiesta fu addirittura di trent'anni. Le accuse erano falso ideologico, abuso d’ufficio, truffa aggravata ai danni dello Stato e disastro ambientale con l’aggravante di aver sostenuto la Camorra.

Prima condanna

La condanna in primo grado nel 2016 a 5 anni e mezzo fu accolta quindi come una vittoria. Facchi infatti, sosteneva che era stata acclarata la sua estraneità alla malavita organizzata. Secondo lui, gli altri capi di imputazione, quindi, avrebbero potuto dunque essere rimossi in Appello.

La sentenza

Ora il Pm, rispetto al primo grado, gli concede solo uno "sconticino" di un anno. Dopo la requisitoria, sono attese nei prossimi giorni le arringhe dei legali e il verdetto della Corte.

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