Il caso

Dichiara l'Iva maturata di un anno, ma non la versa nelle casse dello Stato: assolto per un cavillo

L'immobiliarista era stato denunciato per il mancato versamento, ma l'avvocato è riuscito a farlo assolvere da tutte le accuse

Dichiara l'Iva maturata di un anno, ma non la versa nelle casse dello Stato: assolto per un cavillo
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Aveva dichiarato tutto all'Erario: l'Iva incassata a seguito delle operazioni commerciali effettuate durante l'anno erano state  indicate, ma i soldi non erano mai stati versati nelle casse dello Stato con la conseguenza che ne aveva tratto un ingente guadagno. Per questo le indagini della Polizia tributaria di Milano erano arrivate a una svolta ed era stato denunciato un immobiliarista della città.

Non ha versato l'Iva nelle casse dello Stato

Le indagini della polizia tributaria di Milano avevano consentito di appurare come una società immobiliare (dal patrimonio di 25 milioni di euro) fosse stata totalmente inadempiente all’obbligo di versamento in favore dell’Erario dell’Iva incassata a seguito delle operazioni commerciali effettuate. Peraltro, dall’accertamento condotto dagli inquirenti era emerso come l’Iva maturata nel corso dell’anno fosse stata addirittura regolarmente inserita ed indicata in dichiarazione, ma poi, per l’appunto, non fosse mai stata versata nelle casse dello Stato.

Trattandosi di importi sopra la soglia di rilevanza penale, la Polizia tributaria aveva conseguentemente provveduto a denunciare il legale rappresentante della società, l’immobiliarista L.N.,  residente a Milano, alla locale Procura della Repubblica per il reato di omesso versamento di Iva.

Difeso dall'avvocato Foti è stato assolto da tutte le accuse

Rinviato a giudizio, l’imprenditore, difeso dall’Avvocato Alfredo Foti del Foro di Roma, è stato tuttavia assolto da tutte le accuse dal Tribunale di Milano.

In particolare, il legale, dopo aver ottenuto l’accoglimento del rito abbreviato condizionato all’acquisizione di documentazione difensiva, ha proceduto a confutare la tesi accusatoria in punto di raggiungimento della prova piena e certa, imprescindibile per una condanna penale, dell’avvenuto superamento della soglia di punibilità all’atto della consumazione del reato.

Più precisamente, il penalista ha sostenuto come la discordanza presente tra i dati ricavati dalla dichiarazione e posti a fondamento della imputazione e, dall’altro, i dati contabili risultanti dalla copiosa produzione documentale difensiva, non consentisse una certezza probatoria assoluta della avvenuta configurazione della fattispecie in tutti i suoi elementi costitutivi tipici e, per l’effetto, legittimasse una pronuncia assolutoria strutturata secondo il principio giurisprudenziale del ragionevole dubbio.

E' stata scongiurata la confisca sul patrimonio della sua società

Tesi giuridica che, benché contrastante con la giurisprudenza maggioritaria della Corte di Cassazione, orientata, invece, nel ritenere che l'entità della somma da versare a titolo di debito Iva sia quella direttamente risultante dalla dichiarazione del contribuente e non quella effettiva desumibile dalle annotazioni contabili, è stata accolta sia dal Tribunale che dallo stesso Pubblico Ministero, il quale ha alla fine chiesto anch’egli una pronuncia assolutoria in favore dell’imprenditore, che ha così scongiurato anche una altrimenti inevitabile confisca sul patrimonio della sua società.

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