"Da diciotto anni aspetto giustizia per mio fratello"
Il 9 novembre 2002 Luigi Adorni venne falciato mentre camminava lungo la Sp104 a Truccazzano. Da allora il fratello lotta per ricordarlo ed evitare che altri soffrano come lui e la sua famiglia.
Luigi Adorni aveva 21 anno quando venne travolto da una macchina il 9 novembre 2002. Da allora il fratello Daniele Francini ne porta avanti il ricordo. "Da diciotto anni aspetto giustizia per lui", ha sottolineato.
Il fratello ricorda Luigi Adorni
La vita di Daniele Francini è cambiata diciotto anni fa. Il 9 novembre 2002 suo fratello Luigi Adorni è stato falciato da un'auto a Truccazzano. Aveva 21 anni e da allora Daniele ha dovuto affrontare da una parte un lunghissimo iter processuale e dall'altro la lotta contro il dolore e contro i fantasmi che l'hanno spinto a un passo dal crollo definitivo. "In Tribunale hanno fatto passare mio fratello come un drogato che voleva ammazzarsi - ha raccontato - Chi l'ha travolto ha avuto il coraggio di dire che pensava di aver tirato sotto un cane. Per noi è stata una pugnalata". Il processo si è concluso con l'assoluzione di chi era alla guida, ma il Tribunale di Milano sta ora riesaminando il caso e la famiglia attende novità.
"Non volevo più vivere"
Daniele è oggi referente locale dell'Associazione italiana famigliari e vittime della strada. Si impegna a stare accanto a chi ha perso un proprio caro in un incidente, ma anche in progetti di educazione stradale e battaglie per rendere più sicure le strade. "Racconto la mia storia perché vorrei che nessuno si sentisse solo - ha sottolineato - Io so cosa si prova. Luigi era come un padre per me e mi impegno ogni giorno per portare avanti la sua memoria e avere giustizia. Ho combattuto con gli attacchi di panico, con la depressione. Non volevo più vivere perché non sopportavo di vedere il suo letto vuoto. Ce l'ho fatta grazie a chi mi è stato accanto e con l'associazione cerchiamo di supportare e non lasciare sole le famiglie".
"Attendo ancora le scuse"
"Si parla di soldi, di risarcimenti, ma non siamo carne da macello - ha aggiunto il fratello di Luigi - Nessuno ci ridarà indietro chi abbiamo perso. Ci sono uomini e donne la cui casa è diventata il cimitero, che devono affrontare processi infiniti e senza nessun supporto. Non è ammissibile. Sono passati diciotto anni da quando mio fratello è stato investito e non ho mai ricevuto le scuse di chi guidava quell'auto. Sarebbe stata sufficiente una semplice richiesta di perdono. L'odio non porta a nulla e non auguro a nessuno di provare ciò che abbiamo vissuto noi. Lascio sempre una porta aperta nella speranza che si ravveda e attendo la verità e la giustizia che, per me, non sono quelle uscite dal Tribunale".
Nella Gazzetta dell'Adda
L'intervista completa e tutte le altre notizie della settimana nella Gazzetta dell'Adda disponibile in edicola e nella versione sfogliabile online a partire da sabato 14 novembre 2020.