Curare il mal di schiena, tecniche percutanee imaging guidate

Intervista al professor Gianpaolo Carrafiello a disposizione dei pazienti al Centro Medico Curie di Cologno Monzese

Curare il mal di schiena, tecniche percutanee imaging guidate
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Curare il mal di schiena. Si parla tanto degli enormi progressi effettuati in materia di chirurgia mini-invasiva della colonna vertebrale, un po’ meno di tutte le innovative tecniche a minimo impatto alternative alla chirurgia che sono state messe a punto negli ultimi anni soprattutto per la cura di protrusioni ed ernie discali non ancora del tutto espulse. Eppure anche in questo settore della medicina l’accelerazione è stata straordinaria tanto da portare a risultati che fino a qualche anno fa erano inimmaginabili.

Curare il mal di schiena, ne parla il professor Gianpaolo Carrafiello

È il professor Gianpaolo Carrafiello, Professore Ordinario di Diagnostica per Immagini, Radioterapia e Neuroradiologia presso l’Università degli Studi di Milano, a disposizione dei pazienti per visite specialistiche al Centro Medico Curie di Cologno Monzese, a illustrarci le nuove tecniche, sottolineandone la grande efficacia e, soprattutto, il diverso impatto sulla delicata parte del corpo trattata, rispetto all’intervento per quanto condotto con tecniche mini-invasive. «Non si tratta di tecniche sperimentali, ma di metodiche validate dalla letteratura scientifica- spiega il Professore - Grazie alle tecniche percutanee imaging guidate tramite radioscopia o Tomografia Computerizzata, è possibile agire in modo particolare sulle protrusioni ed ernie discali contenute, curandole, e restituendo al paziente una migliore qualità di vita.
I trattamenti sono mini invasivi perché non è previsto l’utilizzo del bisturi, ma solo di un ago, e molto precisi, in quanto il Medico Radiologo riesce a vedere in diretta il posizionamento dell’ago utilizzando la radioscopia o la Tomografia Computerizzata».
Curare il mal di schiena
Mal di schiena

Perché insorge il mal di schiena?

Ma andiamo con ordine e con il Professore cerchiamo di capire prima di tutto perché insorge l’ernia, quali sono i sintomi, e quando è meglio preferire la tecnica percutanea imaging guidata all’intervento chirurgico.
Perché insorge il mal di schiena?
«Differenti patologie della colonna vertebrale possono essere causa del mal di schiena, sicuramente una delle problematiche più frequenti è quella che coinvolge i dischi intervertebrali.
I dischi cartilaginei, formati da un anello fibroso esterno (anulus fibroso) e da una parte interna elastica che funge da ammortizzatore durante il movimento delle vertebre (nucleo polposo), possono indebolirsi e fuoriuscire parzialmente dalla normale sede, determinando la compressione del midollo o l'irritazione della radice nervosa corrispondente, arrivando persino a danneggiarla nei casi più gravi. Si parla quindi di protrusione o ernia discale.
Dolore alla schiena a parte, gli effetti possono addirittura spingersi fino alla paralisi, alla amiotrofia e ai disturbi motori».

Cosa fare in questi casi?

«Alla comparsa dei primi sintomi di lombalgia o lombo-sciatalgia, ovvero dolore alla schiena e/o alla gamba, il medico generalmente prescrive farmaci anti-infiammatori o miorilassanti. In molti casi bastano questi, un po’ di riposo, fisioterapia e alcuni accorgimenti in fatto di stile di vita per risolvere la situazione. Quando però il dolore persiste, è necessario ricorrere a trattamenti più efficaci, l’approccio chirurgico o la terapia percutanea».

Approccio chirurgico o la terapia percutanea?

«Se il dolore è insopportabile nonostante tutto e se il paziente presenta deficit di tipo neurologico, se previe indagini diagnostiche si evidenzia una condizione di ernia espulsa, in tal caso il trattamento chirurgico sarà auspicabile.
Quando però le indagini diagnostiche, in particolare la Risonanza Magnetica del tratto interessato della colonna vertebrale, dimostrano la presenza di una protrusione o di un’ernia discale contenuta, il paziente può beneficiare dei trattamenti mini invasivi imaging guidati.
Inoltre, anche i pazienti che presentano condizioni di comorbidità (ovvero la presenza di più patologie concomitanti) per cui non possono essere sottoposti ai trattamenti chirurgici convenzionali e all’anestesia generale, oppure coloro che rifiutano assolutamente l’idea dell’intervento chirurgico convenzionale (ognuno ha le proprie ragioni per temere il bisturi…, ndr), la tecnica percutanea può essere proposta come valida alternativa ».

Quali sono le tecniche percutanee imaging guidate disponibili oggi per il trattamento delle ernie lombari e cervicali?

Esistono differenti tecniche imaging guidate per la decompressione del disco erniato: trattamenti meccanici, trattamenti tramite radiofrequenza a bassa temperatura e trattamenti mediante iniezione di alcol gelificato.
La decompressione discale percutanea di tipo meccanico consiste nell’estrazione di materiale dal nucleo polposo mediante un dispositivo che si basa sul funzionamento della “vite senza fine”.
La Coblazione consiste nell’applicazione di una corrente bipolare a radiofrequenza all’estremità di un ago-sonda posizionato nel nucleo del disco intervertebrale. Questo metodo permette la rapida rimozione di tessuto discale che viene vaporizzato per effetto della ipertermia (calore) indotta dalla radiofrequenza.
I trattamenti mediante iniezione di alcool gelificato consistono nella iniezione di tale sostanza all’interno del nucleo discale determinando una disidratazione dello stesso e ridando un lievissimo incremento di spessore del disco.

L'ultima parola al radiologo

La scelta di una piuttosto che dell’altra metodica viene stabilita dal Radiologo Interventista in base ai reperti di Risonanza Magnetica.
Una volta identificato il disco da trattare, l’ago viene inserito al suo interno sotto controllo radioscopico, previa anestesia locale ed eventuale sedazione del paziente.
Questa minima invasività è quanto mai positiva perché permette di ridurre ai minimi termini sia il tempo di degenza (si resta in ospedale da mattina a sera), sia di semplificare il recupero. Dopo l’iniezione, infatti, sarà possibile tornare immediatamente alla propria vita normale, avendo però il riguardo di evitare eventuali carichi a livello della colonna vertebrale nei successivi 15 o 20 giorni.

Le statistiche

«I tassi di successo tecnico e clinico sono pari al 99% e 90%. Le complicanze post- procedurali non superano lo 0,5%. Alla luce di tutto questo è possibile concludere che la Radiologia Interventistica è un’efficace e sicura alternativa alla chirurgia, capace di trattare i pazienti, consentendo loro di tornare alle proprie attività in tempi brevi. Un altro aspetto positivo di questa innovativa tecnica sta nel fatto che non preclude ulteriori possibili terapie in caso di inefficacia o recidiva dopo il primo trattamento».

A chi rivolgersi per informazioni

Il professor Gianpaolo Carrafiello riceve i pazienti presso il Centro Medico Curie a Cologno Monzese, in via Liguria 37, tel. 02 2732 1901
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