Città della Salute ancora nel limbo dei ricorsi

L'assegnazione dell'appalto da 450 milioni di euro torna al Consiglio di Stato

Città della Salute ancora nel limbo dei ricorsi
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Città della Salute ancora nel limbo dei ricorsi.  Non si placa il braccio di ferro sul mega appalto da 450 milioni di euro della struttura sanitaria che sorgerà nelle aree ex Falck di Sesto San Giovanni. Venerdì, il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso presentato da Salini Impregilo, contro l’aggiudicazione dei lavori di realizzazione del polo sanitario a Condotte d’Acqua. E in serata, sempre venerdì, la stessa Salini Impregilo ha annunciato di ricorrere al Consiglio di Stato, contro la decisione del Tribunale amministrativo, chiedendo anche la sospensione dell’assegnazione.

Città della Salute e della Ricerca ancora nel limbo

A far partire il vortice dei ricorsi era stata proprio la Salini. Il mega appalto venne stato assegnato da Infrastrutture Lombarde a Condotte d’Acqua Spa nel settembre 2015. Poco più di un anno prima era scoppiato lo scandalo della «cricca» retta da due vecchie conoscenze delle inchieste di Tangentopoli: Pino Greganti (ex esponente di spicco del Pci) e Gianstefano Frigerio (ex Scudo Crociato), che avrebbero di fatto «veicolato» la procedura pubblica, avvantaggiando a suon di corruzione una delle partecipanti alla gara per la Città della Salute, la Maltauro. Peccato che la stessa stazione appaltante (Infrastrutture Lombarde, guidata ai tempi dell’inchiesta dal direttore generale Antonio Rognoni) e la Regione avessero optato per proseguire l’iter nonostante gli arresti, fino alla sua conclusione del settembre 2015.

L'entrata in scena di Salini Impregilo

Qui era entrata in scena il gruppo Salini Impregilo, promotore di un primo ricorso al Tar (respinto) e di un secondo, in appello, al Consiglio di Stato. E i giudici amministrativi, in «secondo grado», lo scorso febbraio, avevano dato parzialmente ragione proprio al ricorrente: nella graduatoria finale, Salini Impregilo si era classificata seconda, subito dietro Condotte d’Acqua. Una vittoria al fotofinish per pochi decimi di punto. La Maltauro, invece, si era posizionata al sesto posto. I giudici amministrativi hanno stabilito che quest’ultima società dovesse essere estromessa dalla procedura. Poco conta la posizione finale: la sua presenza alla gara aveva comunque «inficiato i calcoli. L’esito della graduatoria finale va ricalcolato», si leggeva nella sentenza, perché i conteggi vennero falsati dalla «illegittima ammissione» della società travolta dallo scandalo. Ma nonostante i giudici amministrativi sottolinearono che la Maltauro «avesse perso i requisiti di onorabilità necessari per partecipare alla gara», non venne accolta immediatamente un’altra richiesta della Salini, che voleva oltre all’annullamento dell’iter, anche l’immediata aggiudicazione della gara.

Ma il risultato finale non cambiò. Da qui i nuovi ricorsi

Infrastrutture Lombarde e Regione Lombardia optarono per un ricalcolo dei punteggi dei concorrenti in gara. E nonostante l’esclusione «a posteriori» della Maltauro, l’assegnazione andò nuovamente a Condotte d’Acqua. In questo frangente era arrivato il nuovo ricorso al Tar della Salini Impregilo, che è stato appunto respinto dai giudici venerdì. La palla, ora, torna al Consiglio di Stato.

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