Bicocca, un Ateneo vicino al territorio e aperto al mondo L’INTERVISTA
La nuova rettrice dell’Università di Milano-Bicocca, Giovanna Iannantuoni, racconta obiettivi e progetti del polo di eccellenza.
Un Ateneo moderno e internazionale che eccelle nella formazione e nella ricerca ma che valorizza anche le relazioni tra le persone e con il territorio. Questa è la visione che ha dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca la nuova Rettrice Giovanna Iannantuoni, 49 anni, professoressa di Economia Politica, eletta lo scorso mese di giugno, e che guiderà l’Ateneo fino al 30 settembre 2025.
Bicocca, nuova rettrice: l’intervista
Eletta lo scorso mese di giugno, ha iniziato il mandato ufficialmente il 1 ottobre.
Nelle sue prime dichiarazioni ha parlato di riconciliazione: che cosa intende?
«La carica di Rettore è elettiva. Sono stata nominata a seguito di una campagna elettorale particolarmente sentita e che ha coinvolto il personale docente, ricercatore e tecnico e amministrativo. Ho già iniziato a lavorare con tutti con serenità: nella mia squadra ho scelto le persone in base alla competenza e non allo schieramento. Sono la Rettrice di tutti, senza retorica, e l’Ateneo è pronto al cambiamento».
Un’altra donna alla guida della Bicocca?
«Questa è una coincidenza incredibile che dimostra come Milano sia avanti: succedo a Cristina Messa, che era l’unica Rettrice del Nord Italia, e io raccolgo questa eredità. Il tema delle donne nel mondo del lavoro vede il persistere di certi stereotipi: io ho una figlia piccola e, proprio per questo, mi era stato chiesto come avrei potuto fare la rettrice. Rispondo che, proprio per questo, ho a cuore il programma e la visione del futuro delle Istituzioni e del Paese».
Quali sono i principali cambiamenti che ha in mente?
«La nostra Università è molto giovane, ha poco più di 20 anni, ma dal punto di vista dei risultati nella ricerca siamo tra le più forti in Italia, ma un Ateneo di medie dimensioni come il nostro deve rispondere ai cambiamenti anticipandoli, altrimenti diventa troppo tardi. Vorrei un Ateneo più moderno e internazionale, e, soprattutto – questo viene dalla mia esperienza all’estero – presente dal punto di vista culturale nel tessuto sociale in cui vive. Vorrei che avessimo il coraggio di trasportare tutto quello in cui la Bicocca eccelle – dalla ricerca alla formazione – verso la città e la popolazione per uno sviluppo culturale, sociale, civile ed economico di tutto il territorio».
Per lei questo è un punto importante?
«Ho intenzione di fare della Bicocca il leader culturale del quartiere, con un rapporto diverso e attivo con la Città e la Regione. Al professor Giampaolo Nuvolati, docente di Sociologia Urbana, ho chiesto di essere pro-rettore per i Rapporti col Territorio: è il suo lavoro di ricerca e potrà trasmettere nella pratica la sua competenza. Abbiamo tante idee sulla valorizzazione del campus: gli studenti, il corpo docente e amministrativo e la cittadinanza avranno nel nostro Ateneo un punto di riferimento».
Come si concretizza questo ruolo?
«Con un reale coinvolgimento della comunità accademica e del territorio. Il primo appuntamento è per domenica 20 ottobre, con CorriBicocca, una nostra corsa aperta a tutti, che vedrà circa duemila partecipanti correre o camminare per il campus. Poi seguirà l’inaugurazione dell’anno accademico, il prossimo 17 dicembre, durante il quale consegneremo il Premio Giovani Talenti. Tengo molto anche all’accensione delle luci di Natale, una iniziativa che coinvolgerà tutto il quartiere: addobberemo la nostra piazza e chiederemo ai dipendenti, ai loro bimbi, e alla cittadinanza di mettere una pallina sull’albero, il nostro coro intonerà dei canti natalizi e offriremo della cioccolata calda. Siamo attenti alle politiche di welfare dell’Ateneo: siamo tra i pochissimi Atenei che hanno asilo nido e scuola materna aperti anche alla cittadinanza e non solo ai dipendenti, con delle attività meravigliose grazie ai nostri eccellenti centri di ricerca. Inoltre organizziamo mostre molto interessanti e aperte a tutti: attualmente abbiamo “Walking on the Moon: 1969-2019, 50 anni dal primo passo”, e ce ne sono molte altre in programma. Mi piacerebbe in futuro organizzare sempre più eventi civici, discutendo le problematiche della città e delle periferie, per il benessere del quartiere: abbiamo tutte le competenze per fare una discussione con solide basi scientifiche. E posso anticipare che in primavera porteremo la musica nelle piazze di Bicocca».
Un altro tema importante e di attualità è la sostenibilità.
«La sostenibilità è un tema che eredito su cui abbiamo puntato tanto. Ho intenzione di rendere il nostro Ateneo plastic free entro 18 mesi, installando sempre più case dell’acqua e regalando a tutte le matricole una borraccia. E questo solo per iniziare».
Ha scelto la squadra di pro-rettori e delegati che l’accompagneranno in questo cammino. Ha parlato di un lavoro condiviso e di ascolto?
«E’ il mio modo di lavorare: il paradigma di governance non è quello di una persona sola al comando: se ti isoli non riesci a capire le persone e fai delle azioni magari teoricamente corrette ma con impatti negativi. La governance condivisa e basata sull’ascolto è un modello di come immagino si dovrebbe portare avanti l’Ateneo ma anche qualsiasi forma di governo. Anche io fisicamente mi recherò spesso nei Dipartimenti, negli uffici, nei laboratori, cercando di tenere un contatto vero con le persone che lavorano qui».
Ha in mente anche un maggior coinvolgimento degli studenti?
«E’ importantissimo. All’estero, ad esempio negli Usa, vivi nel campus con una serie di esperienze aldilà del corso di laurea, per un’esperienza culturale a 360°. Quando saluto le matricole chiedo di non vivere come al liceo, ma di stare qui e dire cosa si aspettano. Voglio offrire agli studenti un ambiente di ricerca avanzata – questo rimane il nostro core business – ma anche internazionale, spingendoli ad andare all’estero, facendogli capire che vivono in un contesto più ampio».
Come intende sviluppare ulteriormente questo aspetto?
«Registriamo già dati molto buoni, ma bisogna fare un salto di mentalità, migliorando i numeri degli studenti che fanno esperienza all’estero. E’ necessario abbattere le barriere e far circolare le idee. Se non lo vivi non capisci come lo scambio arricchisca. Ma anche per l’incoming di studenti stranieri vorrei offrire di più: erogare altri corsi di laurea in inglese e aumentare il numero di professori di Università estere che possano insegnare qui. I pro-rettori lavoreranno insieme sinergicamente, investendo nel networking internazionale tra atenei di eccellenza».
Ci sono i fondi per investire su questi obiettivi?
«Un tema importante per me è la gestione strategica del bilancio: abbiamo un bilancio autonomo e consistente, con grandi libertà per capire dove investire. Viviamo in un Paese che non crede nell’educazione universitaria: nell’ultimo report della Commissione europea del febbraio 2019 siamo, a parte la Grecia, l’ultimo Paese per investimenti sulla formazione universitaria in termini di percentuale sul Pil, con solo lo 0,3%. Voglio lanciare un appello ai colleghi Rettori di Milano: non dobbiamo fare competizione tra di noi, ma metterci in rete per competere con Parigi, Berlino, Londra… Abbiamo bisogno di risorse per fare tante cose: dobbiamo, quindi, puntare su trasferimento tecnologico, ricerca commissionata».
Molto importante è, pertanto, il rapporto con il mondo delle imprese?
«Prima di questo incarico per quattro anni sono stata presidente della Scuola di Dottorato dell’Università di Milano-Bicocca. Abbiamo puntato su internazionalizzazione e rapporti con l’impresa: abbiamo firmato oltre 140 contratti di dottorato industriale, con altrettante imprese per un percorso di formazione e ricerca condiviso. Un modello che funziona molto bene e abbiamo lavorato su tutte le aree didattiche dell’Ateneo con tutti i tipi di imprese, dalla cooperativa no profit alla multinazionale tecnologica. E senza difficoltà burocratiche perché ci interfacciamo direttamente con le imprese».