Asfalto interrato nel parco, pace in Tribunale tra azienda e Comune: i lavori stanno per ripartire
Il punto della situazione a Cologno Monzese sull'intervento di riqualificazione dei marciapiedi del Ginestrino
Sono passati ormai due anni da quando la Polizia Locale intervenne nel parco di via Longarone a Cologno Monzese, ai confini con Vimodrone, bloccando il cantiere e mettendo sotto sequestro l’area. Il tutto dopo aver accertato che gli operai della società che aveva ottenuto l’appalto per la manutenzione straordinaria dei marciapiedi delle adiacenti vie Chioggia e Rovigo avevano infilato in una buca dei pezzi di asfalto, residuo dell’intervento in questione, invece di smaltirli regolarmente come prevede la normativa, per poi ricoprire tutto. Solo che l’operazione era stata filmata con gli smartphone da alcuni cittadini, con le immagini poi inviate al Comando.
Asfalto interrato nel parco: bonifica eseguita
A distanza di dodici mesi dal "blitz" degli agenti del Polo della sicurezza, ossia la scorsa estate, era stato eseguito l’intervento di bonifica imposto dall’Amministrazione comunale all’operatore, facendo così tornare alla normalità l’aspetto prettamente ambientale.
Il fronte legale tra Comune e impresa
Per quanto riguarda, invece, il versante giudiziario, si è dovuto attendere un po’ di più. Dopo che la vicenda al Tribunale amministrativo regionale della Lombardia si era conclusa nei mesi scorsi con un "pareggio" (il Comune aveva dovuto emettere un’altra ordinanza di ripristino dei luoghi, perché la prima presentava dei vizi), si era aperto un altro fronte al Tribunale civile di Monza.
La società, infatti, aveva citato in giudizio l’Amministrazione perché considerava viziata da "illegittimità e dolosità" la risoluzione del contratto decisa dal Municipio assieme all’incameramento della fideiussione a garanzia dell’appalto al centro del contendere. Da parte sua, il commissario prefettizio Anna Aida Bruzzese prima e la Giunta guidata dal sindaco Stefano Zanelli poi si erano costituite in giudizio per difendere l’operato di Villa Casati.
L'accordo tra le parti
Nei giorni scorsi le parti (tra queste, anche la compagnia assicurativa che aveva emesso la polizza fideiussoria) hanno trovato un accordo tombale, optando per una transazione così come suggerito dal giudice titolare del fascicolo. L’azienda e lo stesso Municipio, come pure l’assicurazione, si sono impegnati a rinunciare a qualsiasi pretesa risarcitoria incrociata, con spese di lite compensate. "È interesse del Comune arrivare in tempi brevi a una composizione bonaria della lite, per evitare il protrarsi del contenzioso anche in virtù del naturale rischio del giudizio", hanno evidenziato dalla Giunta.
Cosa accadrà ora?
E adesso? L'assessore ai Lavori pubblici Loredana Verzino ha annunciato che a ore ripartiranno i lavori, assegnati a un altro operatore.
"Finalmente siamo arrivati alla fine di un tunnel per una situazione che l'attuale Amministrazione Zanelli ha ereditato dalla passata Giunta - ha detto Verzino - Lunedì 8 luglio 2024 la nuova società, che è subentrata alla Vima (vincitrice dell'appalto e che il Comune aveva proceduto con la risoluzione contrattuale, per gravi inadempienze) aprirà il cantiere. Corre l'obbligo ricordare che il progetto risale al 2021 (sono passati quasi tre anni e non quattro come qualcuno afferma) e le lungaggini si sono susseguite per il ricorso in sede giudiziale con la società Vima, vicenda che si è conclusa solo a fine maggio".
Era necessaria quest'ultima "fumata bianca" per far ripartire l'iter e riassegnare l'appalto.
"Nonostante il disagio e le criticità arrecate ai residenti, si potrà chiudere il cerchio - ha proseguito l'assessore - Non è stato necessario rifare una nuova gara che avrebbe allungato ancora di più la conclusione dei lavori. Il terzo in graduatoria dell'appalto ha accettato il lavoro alle stesse condizioni, nonostante siano passati tre anni e i prezzi del materiale siano aumentati. Ho letto tante volte (sui social, ndr) 'vergognatevi', 'la zona del Ginestrino abbandonata' e altre affermazioni che non riporto per decenza. Una persona si vergogna quando sa di aver commesso un atto contro la morale pubblica o che consapevolmente agisce per fare un danno a cose e persone. Questa Amministrazione e l'assessorato che conduco non ha nessuna responsabilità di ciò che è accaduto. La responsabilità è da attribuire esclusivamente alla ditta Vima in primis e poi alle lungaggini della burocrazia giurisdizionale. Il Comune ha cercato in tutti i modi di procedere con celerità dove ne era direttamente responsabile. Pertanto mi sento di rigettare gli insulti di quei cittadini che si esprimono senza conoscere a fondo le procedure e i fatti e non le opinioni o, più grave, le falsità".