Aggressione all'Arco della Pace: sei giovanissimi arrestati
I fatti a fine luglio 2020. Un giovane era finito in coma.
Dopo otto mesi di indagini serrate, la Polizia di Stato, nell'ambito di una attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, ha eseguito sei misure cautelari personali coercitive nei confronti di altrettanti giovani, residenti nelle province di Milano, Varese, Monza e Piacenza, con la collaborazione delle rispettive Squadra Mobili. Sono i responsabili della violenta aggressione avvenuta all'Arco della Pace di Milano il 26 luglio 2020.
Aggressione all'Arco della Pace, presi i colpevoli
Il gruppo è stato raggiunto dall'ordinanza emessa dal Gip di Milano su richiesta del procuratore aggiunto Laura Pedio e del sostituto procuratore Francesca Cupi.
I sei si vanno ad aggiungere a due minorenni, già colpiti da provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale per i Minorenni di Milano.
L'episodio
L'indagine è stata intrapresa a seguito di una violentissima aggressione avvenuta la notte del 26 luglio a Milano in piazza Sempione, quando la gang, composta da otto persone di cui sei appena maggiorenni, con un banale pretesto ha aggredito una comitiva di ragazzi che trascorrevano la serata nei pressi dell’Arco della Pace.
Tra questi, il diciannovenne M.M. che, colpito da un violentissimo pugno al volto, è stato trasportato in ospedale esanime e qui era rimasto in coma farmacologico diverse settimane prima della dimissione, riportando lesioni gravi e una prognosi superiore ai 40 giorni.
La violenta e sproporzionata azione aggressiva aveva determinato panico tra la folla con una fuga disordinata dal luogo dei fatti.
Il gruppo aveva assistito, nelle ore precedenti, sempre nella zona della movida milanese alle riprese di un video di un giovane trapper emergente.
Le indagini
Attraverso i numerosi servizi svolti nei giorni successivi, concentrati negli orari notturni, era stato possibile risalire alla provenienza di alcuni gruppi di assidui frequentatori della zona.
Contestualmente, la visione delle telecamere di videosorveglianza, unita all'approfondimento sulle piattaforme social, ha consentito alla 5^ Sezione della Squadra Mobile di ricostruire in modo dettagliato la dinamica dell'aggressione di gruppo caratterizzata, pur distinguendosi le singole responsabilità, dalle modalità tipiche del "branco", sintomatiche di un totale spregio dei più basilari valori dell'incolumità fisica e dignità altrui.