Tribunale

Accusato di effettuare indebiti conguagli di Tfr con l'Inps, imprenditore assolto da tutte le accuse

A finire sotto accusa l'amministratore di una società cooperativa del milanese ed esercente servizi logistici nel settore della distribuzione delle merci

Accusato di effettuare indebiti conguagli di Tfr con l'Inps, imprenditore assolto da tutte le accuse
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Alla fine era estraneo ai fatti: è questo quello che sono riusciti a dimostrare i suoi avvocati durante i processi. E' quello che è accaduto all'amministratore di una società cooperativa con sede a Bresso nei giorni scorsi, ma che prestava servizi per tante aziende in provincia di Milano.

Le accuse di indebiti conguagli di Tfr con l'Inps

A finire sotto accusa l'amministratore di una società cooperativa con sede a Bresso ed esercente servizi logistici nel settore della distribuzione delle merci, avente come clienti alcune delle più importanti catene di supermercati del Nord Italia, tantissime in provincia di Milano, che avrebbe effettuato numerosi indebiti conguagli di importi Tfr con l'Inps, facendo cioè falsamente passare tali somme come già liquidate ai lavoratori.

Più nel dettaglio, l’accusa contestava all’amministratore della società, l’imprenditore M.F., residente a Lodi, di aver utilizzato le somme solo apparentemente liquidate ai lavoratori per maturare dei crediti nei confronti dell’Inps, crediti che avrebbe poi utilizzato in compensazione con le somme dovute allo stesso Ente Pubblico, percependo così delle indebite erogazioni in danno dello Stato.

Assolto da tutte le accuse

Rinviato a giudizio davanti al Tribunale di Milano l’imprenditore, difeso dagli avvocati Alfredo Foti del Foro di Roma e Francesco Bruni del Foro di Milano, è stato tuttavia assolto da tutte le accuse.

A seguito di un complesso dibattimento, caratterizzato dalla escussione di numerosi testimoni e dalla copiosa acquisizione documentale, i due penalisti sono infatti riusciti a dimostrare la totale estraneità del loro assistito rispetto alla condotta illecita contestata, ottenendo così una pronuncia assolutoria, peraltro richiesta, in esito al dibattimento, anche dallo stesso Pubblico Ministero, per mancanza di dolo.

Altrimenti detto, benché l’indebita percezione di erogazioni pubbliche risultasse effettivamente commessa, tale condotta, perpetrata in una società con numerosi dipendenti amministrativi e con plurimi consulenti, sia interni che esterni, non avrebbe potuto essere automaticamente addebitata all’amministratore, specie in totale assenza della prova della sua consapevolezza dell’illecito e della sua volontà di concorrere nello stesso.

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