La proposta

Una stanza per una donna afghana in fuga dal fondamentalismo

La cooperativa di Segrate Il Melograno si è attivata individuando da subito una rete di famiglie tra i propri soci e tra chi vorrà aderire all’iniziativa.

Una stanza per una donna afghana in fuga dal fondamentalismo
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Una proposta solidale per chi in questo terribile momento storico sta cercando di scappare dal proprio Paese invaso dai talebani che arriva da Segrate.

Da Segrate parte l'iniziativa “Una stanza per una donna afghana

"Una stanza per una donna afghana” in fuga dal fondamentalismo. Una proposta concreta lanciata dalla cooperativa sociale Il Melograno di Segrate e subito raccolta da Casa di Betania e da una rete di altre cooperative. La cooperativa, che conta circa 700 lavoratori e 500 soci, si è già messa a disposizione delle autorità governative e del territorio, decidendo di attivarsi anche individuando da subito una rete di famiglie, tra i propri soci e tra chi vorrà aderire all’iniziativa, che possano mettere a disposizione una stanza per una donna afghana in fuga dal fondamentalismo talebano. La e-mail a cui scrivere per informazioni e disponibilità è afghanistan@ilmelogranonet.it.

Una scelta convinta

“Si tratta di mettere a disposizione  gratuitamente una stanza per un periodo transitorio (al massimo tre mesi) per accogliere una donna costretta a scappare dalla guerra e dalla furia misogina dei talebani - hanno commentato dalla cooperativa - Lo dobbiamo alle persone che abbiamo illuso con il nostro tentativo di esportare democrazia, lasciandole poi in balia dei fondamentalisti. Non possiamo stare fermi o in silenzio: siamo sicuri che la sensibilità dei nostri soci aiuterà, come già successo in passato, anche in questo momento tanto tragico. Ci siamo stati, ci siamo e ci saremo per perseguire l’interesse generale della comunità coerenti con i valori della cooperazione sociale”.

Parola d'ordine "collaborazione"

In queste ore il persona della cooperativa sta ascoltando con sconcerto le testimonianze dei rifugiati afghani che già sono presenti nella rete Sai (ex Sprar) e che stanno manifestando agli operatori la disperazione per chi è rimasto in Afghanistan.

"Riteniamo molto importante e condivisibile l’attivazione che l’associazionismo, il Comune di Milano e Anci Lombardia stanno mettendo in campo per promuovere diverse risposte alla emergenza e riteniamo di metterci in rete con queste realtà per costruire risposte. Al Governo chiediamo di allestire urgentemente corridoi umanitari protetti per permettere a chi fugge perché in pericolo di lasciare il paese in sicurezza”.

In cerca di soluzioni

Il Melograno insieme al sistema cooperativo cercherà di individuare le soluzioni migliori e più praticabili, per condividere una proposta progettuale comune.

“Ma intanto occorre assicurare l'evacuazione dall'Afghanistan di uomini, donne e bambini che rischiano la vita semplicemente per avere creduto nei valori della democrazia, della libertà di esprimersi e di studiare, accogliendoli attraverso l’ampliamento della rete Sai già presente nei territori, a cominciare dalle donne e dalle famiglie che rientrano nel programma di protezione definito dal Governo del personale civile afghano collaboratore del contingente militare nazionale. Non vogliamo vicariare o peggio sostituirci a nessuno, ma vogliamo dare nell’immediato un segnale concreto di fattiva disponibilità”.

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