Sudore, fatica e buio pesto. Nella cornice dell’ambiente alpino incontaminato lo scorso venerdì il pessanese Paolo Consolandi, classe 1977, ha affrontato la competizione più dura al mondo di triathlon, la Icon Extreme Triathlon.
Il percorso ad alta quota
Un percorso che ha portato a termine in 16 ore, 1 minuto e 32 secondi, aggiudicandosi il 18esimo posto. In gara, tra l’altro, era il più anziano del gruppo. Il percorso si è snodato per 3,8 chilometri a nuoto nel lago di Livigno con partenza all’alba, poi agli atleti sono toccati 195 chilometri di ciclismo tra i passi alpini più complessi e iconici del mondo, tra cui il Bernina e lo Stelvio, con 5mila metri di dislivello. Infine, per chiudere in bellezza, altri 42,2 chilometri di corsa su sentieri, strade bianche e asfalto hanno portato all’arrivo in alta quota, a circa 3mila metri. Una sfida con se stessi, dove la bellezza del territorio e le condizioni estreme si fondono per regalare emozioni uniche.
Allenamento e passione
Per Consolandi non era la prima competizione di questo genere, tutt’altro. Ha partecipato agli Ironman in Austria nel 2022, a Cervia nel 2023, poi Lanzarote nel 2024 e qui si è qualificato per i Mondiali a ottobre dello scorso anno.
Mancava ancora una sfida per alzare l’asticella. È stato molto emozionante, molto più delle Hawaii, la gara di triathlon più famosa al mondo. Mi sono allenato, ho trovato amici che mi hanno dato supporto e all’arrivo c’erano anche i miei figli e la mia compagna.
ha raccontato.
L’ambiente estremo, il meteo e il dislivello sono stati gli elementi più critici. Ad accompagnarlo, da regolamento, la Tri Team Brianza e l’amico Riccardo Dossi, che lo hanno affiancato prima in macchina come supporto e poi durante l’ultimo tratto.
Faccio triathlon dal 2018. Prima correvo, poi ho completato le sei maratone più importanti al mondo e infine mi sono dedicato a questa nuova disciplina. Servono almeno 15 ore di allenamento a settimana, ma all’altitudine, come in questo caso, non si è sempre preparati. E’ stata una grande soddisfazione, nonostante la fatica. Non tanto per il nuoto in sé per esempio, ma a causa del buio pesto e dell’acqua fredda che richiede un equipaggiamento diverso e per il dislivello in bici che porta via tempo.
ha spiegato Consolandi.
GUARDA LA GALLERY (2 foto)

