Sesso e soldi per avere cure e farmaci
Indagati due dottori dell'ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio. Il capo dell'organizzazione è un uomo di Bellinzago Lombardo.
L’inchiesta dell’antimafia su cure e certificati ai cittadini stranieri. Avevano organizzato il "turismo sanitario" dall'Albania all'Italia, coinvolgendo anche due medici dell'ospedale di Cernusco sul Naviglio. Il capo dell'organizzazione, intercettato, è residente a Bellinzago.
Sesso e soldi in cambio di farmaci e cure. Coinvolti due medici dell'Uboldo di Cernusco e un residente a Bellinzago Lombardo
Gli investigatori della Squadra mobile di Bergamo, diretti da Silvio Esposito, e i Carabinieri del Nas di Milano, agli ordini del colonnello Filippo Bentivogli, hanno scoperto un giro di corruzione di medici e infermieri allo scopo di far ottenere ad altri immigrati albanesi certificati e permessi per accedere a costose cure mediche a carico del sistema sanitario lombardo, senza averne alcun titolo.
L’inchiesta dell’antimafia su cure e certificati ai cittadini stranieri ha portato a diversi arresti. Il danno alle casse pubbliche è di 440 mila euro. Nella rete figurano anche impiegati del Cup e una funzionaria dell’Agenzia delle entrate.
Coinvolta anche l'Adda Martesana
Figura fondamentale, emersa nell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, era quella di un funzionario dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco, presso l’ufficio "scelta e revoca" di piazzale Accursio, in grado di procurare all’organizzazione, secondo le accuse, le tessere sanitarie per accedere alle cure e ai farmaci, in cambio di soldi contanti, di un biglietto per assistere a Milan-Verona a San Siro, e, in un caso, di una prestazione sessuale. Lui e due donne albanesi sono finiti ai domiciliari. Due medici dell'Uboldo di Cernusco sul Naviglio sono indagati con l'accusa di aver rilasciato certificazioni e prescrizioni a beneficio degli stranieri.
Secondo quanto riferito, attraverso una diffusa penetrazione nel sistema sanitario lombardo, l’organizzazione era in grado di ottenere il rilascio, da parte di medici corrotti, di false certificazioni che attestavano la necessità, per numerosi cittadini albanesi, di cure sanitarie urgenti in Italia, consentendo così l’ingresso degli immigrati anche durante il lockdown. Gli venivano assicurati tessera sanitaria, prescrizione, appuntamento con corsia privilegiata per saltare la coda con visite accertate al San Raffaele o all’Humanitas. Il capo dell'organizzazione è un albanese di 55 anni residente a Bellinzago Lombardo che, intercettato telefonicamente dagli investigatori, è stato ritenuto l'anello di congiunzione tra i truffatori e i dipendenti pubblici del servizio sanitario nazionale di Regione Lombardia. A uno di loro venivano offerti denaro e prestazioni sessuali per favorire l'iscrizione di stranieri al Sistema sanitario nazionale.