“Se avessero fatto prima la legge, la condanna di Zakaria sarebbe stata diversa”
Il rammarico dell’amica Aurora Fiameni dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che rende il femminicidio un reato autonomo

L'8 marzo 2025, in concomitanza con la Giornata internazionale della donna, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che rende il femminicidio un reato autonomo.
Si rischia l’ergastolo
Fino a oggi il termine "femminicidio" era utilizzato per indicare la morte violenta di una donna, ma non esisteva una qualificazione giuridica specifica. Con la nuova normativa, chiunque uccida una donna per odio di genere, per reprimere i suoi diritti o la sua libertà, rischia l'ergastolo. A essere sinceri l’ergastolo è previsto per qualsiasi omicidio, ma viene comminato rarissimamente, manco fosse la pena di morte.
L'omicidio di Sofia Castelli
Subito viene in mente un femminicidio che ha scosso Cologno Monzese, la Martesana tutta e non solo. L’omicidio di Sofia Castelli, 20 anni, per mano di Zakaria Atqaoui, l’ex fidanzato oggi 25enne. L’ha uccisa a coltellate mentre lei dormiva.
Mercoledì 18 dicembre 2024, la Corte d'appello di Milano, al termine di una veloce Camera di consiglio, ha confermato la condanna in primo grado a 24 anni di reclusione per l'assassino 25enne, che aveva presentato ricorso impugnando il verdetto emesso in primavera dalla Corte d'assise del Tribunale di Monza. La Procura brianzola allora aveva chiesto per il 25enne la pena dell’ergastolo. I 24 anni di reclusione sono stati il risultato di una sorta di bilanciamento tra le aggravanti e le attenuanti, entrambe riconosciute dal giudice. Quali siano le attenuanti bisognerebbe chiederlo al giudice di primo grado, perché in appello non si poteva modificare “in peggio” la pena.
Non solo 24 anni
E c’è il grande rammarico dell’amica di Sofia. Aurora Fiameni. “Se avessero fatto prima la legge, la condanna di Zakaria sarebbe stata radicalmente diversa”, ha detto. O forse non sarebbe cambiato nulla. Di sicuro quel 23 luglio 2023 resterà indelebile nella sua memoria.
Un dramma nel dramma
Erano circa le 6 quando Sofia Castelli e l’amica Aurora Fiameni hanno aperto la porta di casa Castelli. Nonostante fossero stanche e assonnate, hanno continuato a parlare per un po’ della serata e della nottata appena lasciate alle spalle, mentre si struccavano. Poi la decisione di andare a letto in due camere separate: in una Sofia Castelli, nell’altra l’amica Aurora. C’era anche lei nell’appartamento mentre Zakaria Atqaoui accoltellava alla gola la 20enne durante il sonno, usando una lama da cucina recuperata tra le posate e abbandonata sotto il corpo senza vita. Nessun urlo, nessun rumore che potesse destarla. Mentre l’esistenza dell’amica veniva spezzata, ha continuato a dormire inconsapevole di tutto, fino a quando alla porta dell’appartamento non si sono presentati i Carabinieri e la Polizia Locale, dopo che Atqaoui attorno alle 9.30 aveva fermato una pattuglia davanti al Comando di largo Salvo D’Acquisto dicendo agli agenti di aver ucciso la sua ex fidanzata. E allora lì, in quel preciso momento vedendo le divise, ha appreso della morte di quell’amica con cui si confidava su tutto. Il corpo di Sofia era nella camera accanto, quella dei genitori: un dramma nel dramma.
Come si usa dire ora: cambiamo il paradigma! Cosa sarebbe cambiato se ci fosse stata la legge? Avrebbe forse evitato la morte di Sofia Castelli? Aggravare la pena: ergastolo a prescindere? Va benissimo! Ma forse ci si dovrebbe impegnare di più per prevenire, evitare queste morti assurde e, a quanto pare, inarrestabili.