Sciopero «spaziale» all'ex Microtecnica di Brugherio
I dipendenti hanno protestato contro una decisione unilaterale dei dirigenti aziendali legata ai permessi

Stato di agitazione alla ex Microtecnica, azienda torinese del gruppo americano Collins Aerospace e con stabilimenti in via San Maurizio al Lambro, a Brugherio.
La protesta
Mercoledì, giovedì e venerdì i circa 120 dipendenti hanno incrociato le braccia in alcune fasce orarie fuori dai cancelli per via di una decisione dei vertici aziendali di «cancellare in maniera unilaterale un accordo sindacale in vigore fin dal 1986 riguardante alcuni permessi di assenza» hanno fatto sapere tramite un comunicato i rappresentanti della Cgil. «Stiamo parlando di venti ore pro capite annuali» - prosegue la lettera della Rsu - «Siamo fermamente convinti che la disdetta dell’accordo porti a un aumento vertiginoso dell’assenteismo». Infine hanno annunciato il blocco degli straordinari denunciando come «tutto questo porta a un clima di sfiducia, di poca trasparenza e incompetenza dirigenziale».
La cessione dell'azienda
Un episodio quindi di pura contrattazione sindacale dei diritti dei lavoratori e slegata da eventuali rischi o paure sul futuro, visto che l’azienda è al centro di una trattativa internazionale. Collins Aerospace ha ricevuto nel corso del 2023 un’offerta da 1,8 miliardi di euro da parte della multinazionale francese Safran (controllata al 30% dal governo parigino) per il ramo “attuazione e controlli di volo”, in cui rientra anche lo stabilimento brianzolo. A fronte di un’indagine governativa, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel novembre 2023 aveva emesso un decreto di Golden Power, atto a salvaguardare l’interesse nazionale ma poi, a fronte di ulteriori rassicurazioni delle due società interessate che si sono impegnate a mantenere livelli produttivi, investimenti e personale, a giugno 2024 il governo italiano ha ritirato il decreto. Oltre a questo, secondo gli esperti, sono stati necessari anche interlocuzioni a livello di cancellerie europee, l’operazione infatti riguarda otto siti distribuiti in Italia, Francia, Regno Unito e Asia per un totale di 3.700 persone. Gli asset italiani incidono per il 15% sul fatturato complessivo dell’operazione.
Il lavoro quindi non manca, anzi, con la corsa al riarmo mondiale le commesse sono in aumento: a Brugherio, si producono componenti per i controlli di volo dei caccia militari e tra i clienti principali ci sono l’Esercito Italiano ma anche la Difesa americana.
Nel corso del mese di febbraio, l’agenzia di stampa Reuters ha rivelato che un questionario è stato distribuito ad aziende del medesimo settore dall’autorità antitrust della Commissione Europea, il garante della concorrenza; materiale da integrare all’esame dell’accordo. Entro il 21 marzo la Commissione concluderà la revisione preliminare e qualora ravvedesse preoccupazioni, potrà aprire un’indagine di quattro mesi.
L’obiettivo di Safran resta quello di concludere l’iter entro metà 2025.