I funerali

Rombo dei motori e lacrime per l'ultimo saluto al 60enne morto in un incidente in moto

Le esequie di Salvatore Lorello sono state celebrate a Carugate. Ha perso la vita in un sinistro avvenuto a Gorgonzola

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La bara, sorretta a spalla anche dai figli, al termine della cerimonia funebre è stata salutata dal rombo delle moto degli amici (posteggiate accanto al sagrato) e da un grande applauso. Sono state celebrate oggi, giovedì 21 agosto 2025, a Carugate, città nella quale viveva, le esequie di Salvatore Lorello, morto a 60 anni a seguito di un incidente stradale avvenuto il 6 agosto lungo la Sp13, nel territorio di Gorgonzola.

Chiesa gremita per l'addio a Salvatore Lorello

La chiesa di Sant'Andrea Apostolo era gremita per l'ultimo saluto. Tante le persone che sono volute essere presenti, per stringersi attorno ai parenti di Lorello: la mamma Enza, la compagna Rosaria, i figli Denise, Manuel, Caterina e Alessandro, i quattro nipoti e i fratelli Gianfranco, Claudio e Clementina.

"Il filo che ci lega a te resterà intatto per sempre"

"Il filo invisibile che ci lega a lui resterà intatto per sempre". Questo l'epitaffio che i familiari hanno voluto dedicare al 60enne, che il giorno del tragico sinistro stava tornando a casa in sella al suo scooter dopo aver fatto un giro in comitiva proprio con alcuni degli amici che oggi si sono presentati in sella alle loro due ruote, accese anche prima che iniziassero i funerali nel momento in cui il feretro è giunto davanti alla chiesa.

L'incidente del 6 agosto lungo la Strada provinciale 13

Un'auto, guidata da un anziano residente a Concorezzo, gli ha tagliato la strada mentre svoltava a sinistra per imboccare lo svincolo di entrata della Padana. Proprio qui l'Amministrazione comunale di Gorgonzola sta meditando la realizzazione di una rotatoria, per mettere in sicurezza un punto della Provinciale dove, purtroppo, si verificano diversi incidenti anche gravi.

La passione per le moto nell'omelia dell'arciprete

La grande passione per le moto nutrita da Lorello, che lavorava nel campo della sicurezza privata, è stato uno dei fili attorno al quale si è sviluppata l'omelia dell'arciprete don Sergio Zambenetti.

"Gesù ci ha insegnato sia a vivere sia a morire - ha detto il sacerdote, dopo aver letto un passaggio del Vangelo secondo Giovanni - Una cosa è fondamentale: la nostra vita è bella, però ha un inizio e una fine qui sulla terra. La nostra vita ha un destino, che non è il nulla, ma la casa di Dio. Siamo impreparati davanti alla morte, perché pensiamo di vivere per sempre. Gesù è andato avanti per tenerci il posto, ma non ci dice quando avverrà. La certezza è che ci ritroveremo insieme. La nostra vita, lunga o breve che sia, è sempre qualcosa di più grande in prospettiva. E va vissuta a pieno, anche con i nostri hobby. O con il rumore delle moto: quando Salvatore è entrato in chiesa c'era un rombo che probabilmente ha svegliato anche coloro che pensavano di dormire ancora un po'. Anche questo è un modo per gustarsi la vita. Non abbandoniamoci alla depressione: facciamoci forza con quella carica che Salvatore aveva".

 

 

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