Ritirato il ricorso al Tar per il tratto di Vignate: il Biciplan di Città metropolitana è salvo
Trovato l'accordo per modificare il tracciato della pista ciclabile in prossimità della Vecchia Cassanese: era fondamentale per non far fallire l'intero progetto
Il Biciplan è salvo. Non solo la linea 5 che attraversa l’Adda Martesana di Cambio, il progetto diffuso di ciclabili messo in campo da Città metropolitana per realizzare una serie di "autostrade" per le bici in tutta la ex Provincia di Milano. Fondamentale la modifica del tratto che unisce Vignate con Melzo.
Ricorso al Tar per il tratto di Vignate
Il ricorso al Tar presentato dalla Alpi Real Estate, la società che ha dato in locazione il capannone alla Albini&Pitigliani, società di movimentazione internazionale di merci situata sulla Vecchia Cassanese in territorio di Vignate, rischiava di far saltare l’intero tratto Milano - Cassano e, di riflesso, tutte le altre linee finanziate. Dopo nove mesi di confronti e incontri, però, è stato trovato un accordo e il ricorso al Tar è stato ritirato.
Causa del contendere la porzione di pista che inizialmente era stata progettata dai tecnici di Città metropolitana: la linea doveva collegare Vignate a Melzo attraversando i campi che costeggiano la Sp103, con una nuova strada ciclabile che dalla Vecchia Cassanese spuntava all’altezza di cascina Colombina, dove è già in fase di realizzazione un sovrappasso per proseguire la corsa su Quattro Vie in direzione di Pozzuolo Martesana. A far storcere il naso la decisione della ex Provincia di Milano di espropriare una porzione dello spazio dell’Albini&Pitigliani per creare un tratto di ciclabile chiuso tra il muro della tangenziale e la Vecchia Cassanese.
L'opposizione dell'azienda
Una strada poco trafficata dalle auto, ma largamente utilizzata dai mezzi pesanti delle aziende che vi si affacciano e in particolare proprio dall’Albini che ha fatto ricorso contro questa soluzione progettuale che, a detta loro, era viziata da alcuni atti illegittimi dal punto di vista normativo, ma soprattutto metteva in serio pericolo l’incolumità degli utenti della futura ciclabile. Perché lo spazio tra il cancello di uscita dei camion e la pista non garantiva adeguata sicurezza per i ciclisti durante le manovre di ingresso e uscita dei mezzi pesanti, che già oggi faticano a muoversi come testimoniano le "strisciate" lasciate dai rimorchi sul muro della tangenziale.
Il rischio di impasse era alto, così tecnici di Città metropolitana, azienda e Comune di Vignate si sono seduti intorno a un tavolo per trovare una soluzione alternativa che rispondesse alle esigenze di tutte le realtà coinvolte. Da un lato la sicurezza dei ciclisti, dall’altro la garanzia delle condizioni operative dell’azienda, senza tralasciare la necessità di prevedere un percorso per la ciclabile che fosse il più lineare e veloce possibile. Insomma il nuovo tracciato doveva rispondere a una serie di requisiti ben chiari e alla fine la quadra è stata trovata.
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Penso che far passare la nuova ciclovia in quel punto sia un grosso errore. Quello è un punto pericoloso che mette a serio rischio l'incolumità dei ciclisti. Le ciclovie devono essere studiate e realizzate osservandone la prospettiva seduti su un sellino della bicicletta, non solamente tracciando una strada su una cartina stradale. Ma quando lo si capirà, sarà sempre troppo tardi!