Niente da fare

Perde l'ultimo ricorso, preside di Cologno Monzese costretta a lasciare l'incarico

Una lunga battaglia legale terminata con tanta rabbia e amarezza per Simonetta Franzoni. Tutta colpa di una giustizia schizofrenica.

Perde l'ultimo ricorso, preside di Cologno Monzese costretta a lasciare l'incarico
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Niente da fare. Anche l’estremo tentativo giudiziario di mantenere l’incarico tanto inseguito e voluto è risultato vano. E così la dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Manzoni-Boccaccio di Cologno Monzese Simonetta Franzoni è stata costretta a lasciare incarico. Suo malgrado.

Tornerà a fare la prof

La ricezione del decreto di restituzione ai ruoli (arrivato poco prima della pausa didattica legata alle festività natalizie) coinciderà con un ritorno in cattedra a Parma, sua città di residenza e nella quale svolgerà il ruolo di "semplice" professoressa, lo stesso che deteneva prima dell’arrivo a Cologno in qualità di preside nell’ottobre del 2020.

Tanti messaggi di solidarietà

Tantissimi i messaggi di solidarietà inviati da docenti e famiglie, per mostrarle vicinanza al termine di una vicenda che l’ha mortificata non solo professionalmente e ferita nel profondo.
La sua carriera è rimasta coinvolta in un caso tutto all’italiana fatto di burocrazia, malfunzionamento della macchina amministrativa e giustizia schizofrenica. Si è infatti vista respingere un ricorso finalizzato al mantenimento della propria posizione di dirigente, mentre altri colleghi - seguiti dallo stesso avvocato, con la medesima storia pregressa, ma le cui sorti sono finite al vaglio di altri giudici del Consiglio di Stato - sono riusciti a tenere stretti posto e qualifica.

Quel concorso pasticciato del 2017

Tutto ha avuto inizio col bando di concorso del 2017, a cui ha fatto seguito una procedura ministeriale pasticciata, con i partecipanti alla selezione promossi alle prove scritta e orale salvo poi essere "bollati" dal Miur come non adatti a rivestire il ruolo per il mancato superamento del pre-test. Questo perché erano stati ammessi con riserva in graduatoria, entrando in ruolo e venendo quindi inviati nelle scuole di competenza. Aveva superato le prove concorsuali e l’anno di prova in maniera impeccabile. Ma adesso, per una serie di sentenze contraddittorie e paradossali, tutto è stato sconvolto.

Non solo Franzoni. Nella stessa situazione dell'ormai ex dirigente colognese ci sono anche altri colleghi, a loro volta spogliati del ruolo. E le parole che avevano impresso in una lettera poche settimane fa, quando ancora c'era un'ultima speranza per loro di mantenere l'incarico, sono chiarissime:

Siamo stati traditi da un sistema che prima ci ha messi alla prova, ci ha logorato, indotti a lasciare la nostra regione e ora ci destituisce senza alcuna pietà. La nostra dignità è calpestata, chi ha determinato questa situazione assurda non si rende conto dell’ingiustizia che ci sta facendo subire. Moltissimi tra noi hanno lasciato le famiglie e la propria terra per svolgere un ruolo che pienamente ci competeva e dopo anni c’è chi decide per noi e ci toglie il lavoro. Tutto questo accade solo perché cinque lunghissimi anni fa qualcosa andò storto durante una prova che concorsuale non era. Non è forse vero che, ammessi dai giudici a sostenere complicatissimi esami, li abbiamo superati? Non è forse vero che brillantemente poi abbiamo affrontato la prova orale davanti a commissioni rigorose e costituite da professionisti di alto livello e anche lì è stato un successo? Proviamo un profondo senso di ingiustizia: dopo aver governato le criticità di un momento storico eccezionale e drammatico come la pandemia da Covid e aver ottenuto riconoscimenti al nostro valore, siamo costretti a vivere questo dolore.

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