COMMEMORAZIONE

Per non dimenticare: 80 anni fa il sacrificio di Gino Prinetti

Un evento per non dimenticare gli anni bui del fascismo grazie all'esperienza del Capitano

Per non dimenticare: 80 anni fa il sacrificio di Gino Prinetti
Pubblicato:

Sabato 30 novembre 2024, presso la Sala consiliare Pierangelo Tremolada a Pessano con Bornago, è stato ricordato il contributo di Giannantonio Prinetti Castelletti, noto come Capitano Gino, nella Liberazione dell'Italia dai nazifascisti.

Una storia da riscoprire

A Pessano con Bornago un parco, una proprietà privata e una targa celebrativa recano il cognome "Prinetti" a testimonianza dell'importanza rivestita da tale famiglia, la cui storia - e in particolare quella di Gino - è troppo spesso ignorata o non conosciuta come merita. A ottant'anni dall'uccisione di "Gino", in seguito alla commemorazione avvenuta in Piazza Trento Trieste, si è svolto un incontro promosso dal segretario del Pd Filippo Fondrini e organizzato dall'Anpi aperto a tutta la cittadinanza proprio per rendere nota la vicenda del partigiano.

Nel suggestivo contesto di piazza della Resistenza sono state ripercorse le vicissitudini del Capitano, grazie ai preziosi contributi dello storico, nonché consigliere dell'istituto per la storia della Resistenza nel biellese, vercellese e Valsesia Alessandro Orsi e del ricercatore dell'istituto bergamasco per la storia della Resistenza Gabriele Fontana.

Un monarchico nelle Brigate Garibaldi

Al pari di molte altre vicende, anche quella di Prinetti affascina e stupisce per originalità e imprevedibilità. Nato a Milano da una famiglia alto borghese, dopo un periodo di studi, intraprende la carriera militare, servendo di fatto il regime fascista. Distintosi per capacità di comando, riceve persino dei riconoscimenti. È tuttavia all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre che decide di schierarsi contro l'invasione nazista dell'Italia e di opporsi a Mussolini e alla nascente Repubblica Sociale Italiana.

Dopo una parentesi in Svizzera, si unisce a un gruppo partigiano in alta Valsesia delle Brigate Garibaldi, nonostante le dichiarate posizioni monarchiche, di cui diverrà Capitano fino alla morte, sopraggiunta a causa di uno scontro a fuoco con i tedeschi. Un esempio di come venissero meno le appartenenze politico ideologiche di fronte a un nemico comune, da sconfiggere uniti. Foto storiche e documenti hanno accompagnato la narrazione appassionata dei due esperti, facendo rivivere la drammaticità di quegli anni.

Una memoria condivisa

L'evento svoltosi è stato carico di significato. Come sottolineato dal presidente della sezione Anpi di Pessano con Bornago, la memoria di Gino e tutti i caduti non deve venire meno. Il compito di tramandare tali fatti fondamentali per la storia del Paese sarà demandato ai più giovani per far sì che non ne sbiadisca o addirittura scompaia il ricordo. Un compito non facile, ma che si rivela sempre più necessario in una società che sembra aver dimenticato la portata di atti analoghi a quelli di Gino. Una memoria che non deve limitarsi agli anniversari ma deve perdurare per tutto l'anno, ogni volta che si passa di fianco al parco Prinetti, alla targa commemorativa, al cippo dei Sette Martiri. Perché solo così tanti sacrifici non saranno stati vani.

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali