Parola a quattro atleti olimpici: "Non esiste solo la vittoria, genitori non obbligate i figli a diventare campioni"
Alberto Busnari, Matteo Zurloni, Pierluigi Marzorati e Filippo Galli ospiti del Decanto di Melzo per l'evento Orasport on fire tour
Temi interessati, relatori d'eccezione. La tappa melzese di Orasport on fire tour a Melzo ha lasciato spunti importanti al pubblico che ha preso parte all'incontro. Perché gli atleti invitati, campioni in grado di raggiungere le Olimpiadi, hanno parlato di valori e sport senza retorica né peli sulla lingua.
A Melzo i campioni dello sport
Ieri, giovedì 9 gennaio, il Cinema Arcadia ha ospitato l'evento organizzato dal Decanato di Melzo e, in particolare, dal responsabile della pastorale giovanile melzese don Davide Mobiglia e dal coadiutore degli oratori di Grogonzola don Lorenzo Valsecchi. Il Decanato ha ospitato una tappa di Orasport on fire on tour, l'iniziativa promossa dalla Fom (Federazione oratori milanesi) che porta in giro per la Diocesi la fiaccola, ma soprattutto la riflessione sui valori veicolati dalla carta olimpica.
L'appuntamento di Melzo è stato reso particolarmente interessante grazie alla presenza di relatori d'eccellenza: il ginnasta che per 4 volte ha partecipato alle Olimpiadi Alberto Busnari (cinque se si considera l'ultima, Parigi, in veste di tecnico della Nazionale), il campione del Mondo e protagonista alla rassegna olimpica francese Matteo Zurloni, il calciatore del Milan Filippo Galli e il totem della pallacanestro Pierluigi Marzorati.
Rispetto nella vittoria e nella sconfitta
Uno dei temi più interessanti che è stato toccato dai relatori è stato il concetto di "rispetto", non solo inteso come rispetto nei confronti degli avversari, ma anche di sé e dei sacrifici compiuti per raggiungere il proprio traguardo. Un concetto che si collega anche a vittoria e sconfitta, come hanno spiegato con esempi concreti due atleti che, nelle loro discipline, hanno raggiunto l'apice
Il mio avversario è stato più forte di me e io avevo la consapevolezza di aver fatto del mio meglio e di aver dato tutto me stesso
ha raccontato Zurloni facendo riferimento alla kermesse olimpica di Parigi in cui ha perso la possibilità di giocarsi la finale per soli 2 millesimi
Terminata la gara ho dato la mano al mio rivale, mi sono complimentato con lui e l’ho abbracciato. In questi gesti c’è il rispetto per una persona che come me ha condiviso un percorso fatto di sacrifici e impegno per raggiungere un risultato.
Un concetto ribadito anche da Busnari che, a Londra 2012, ha vissuto una situazione simile con il quarto posto che per molti è sembrato "un'ingiustizia" da parte della giuria chiamata a giudicare l'esercizio del melzese.
Terminato l’esercizio ero felice perché avevo dato il meglio di me, avevo fatto la prestazione migliore della mia vita nel momento più importante della carriera. Poco importava il risultato raggiunto a fronte del rispetto per quello che avevo fatto e per i sacrifici.
Il ruolo dei genitori e il piacere di fare sport
Galli e Marzorati, invece, hanno toccato un tema ancor più delicato legato al rapporto che si crea, specialmente a livello dilettantistico e nei settori giovanili, tra atleti, genitori, allenatori e società. Il cestista, in particolare, ha evidenziato come il rispetto passi prima di tutto dal volersi bene e quindi nel fare il proprio sport con amore e passione.
Troppo spesso assistiamo a genitori, dirigenti e allenatori che riversano sui giovani ambizioni e aspettative personali, pianificando un percorso per diventare campioni che non tiene conto dell’aspetto più importante: l’amore per quello che si fa.
Un concetto ribadito anche da Filippo Galli che, oltre alla brillante carriera in campo, per nove anni ha rivestito un ruolo dirigenziale nel settore giovanile
L’ambiente di crescita dei nostri ragazzi è fondamentale e funziona solo se c’è rispetto tra le parti coinvolte: genitori, allenatori e dirigenti. Ognuno deve fare il proprio compito nel rispetto reciproco per creare un contesto positivo per i ragazzi che praticano sport.