Ospedale di Melzo: sfiorati i 500 parti nel 2023. "Ma la nostra struttura ne vale 800"
Lo standard minimo di parti non è stato raggiunto per il terzo anno consecutivo, ma il Punto nascite non è a rischio chiusura. Anche perché la qualità è riconosciuta da Regione Lombardia
L’ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo finisce sotto la lente di ingrandimento di Regione Lombardia, ma il rischio di perdere il punto nascite della Martesana, per il momento, sembra essere scongiurato. Per il terzo anno consecutivo non è stato raggiunto lo standard minimo dei 500 parti annui, ma i freddi numeri non testimoniano fedelmente la situazione di un ospedale territoriale che si trova tra l’incudine e il martello.
Il problema denatalità
Da un lato la denatalità e il trend demografico che descrive una Martesana sempre più vecchia, dall’altro l’attrattività dei grandi centri specialistici di Milano e dintorni che attirano mamme e papà sempre più informati e consci delle possibilità offerte dalla sanità pubblica e privata. Competere con i "giganti" delle nascite non sarebbe ad armi pari, ma il direttore dell’Unità operativa complessa di Pediatria e Neonatologia di Melzo e Cernusco, il dottor Giovanni Traina, è certo che la Martesana valga ben più dei 487 parti registrati nel 2023.
A Melzo la Patologia neonatale
Il 28 dicembre attraverso una delibera di Regione Lombardia l’Asst Melegnano Martesana è stata ufficializzata l’istituzione della Patologia neonatale a Melzo, un percorso che va avanti da oltre un anno e approvato da Ats Città metropolitana già a ottobre. Questo ci fa ben sperare per il futuro, perché è un riconoscimento di qualità del nostro Punto nascite, ma anche un valore aggiunto per poter accrescere il numero di parti annuali che vengono registrati al Santa Maria delle Stelle.
ha spiegato il primario.
La situazione Punto nascite
In Italia ci sono 395 Punti nascite e di questi solo 137 superano quota mille neonati all’anno. Sono invece 96 quelli nelle condizioni di Melzo, ossia sotto i 500, una cifra che in teoria viene considerato il minimo per garantire l’accreditamento alle strutture di Neonatologia. Una questione di sicurezza di mamma e bambino, in quanto si considera che, maggiore è la frequenza dei parti, migliore è la preparazione del personale, ma non si può dimenticare l’importanza della territorialità.
Il nostro ospedale paga in primis la carenza di personale medico, infermieristico e ostetrico, ma non solo all’interno della struttura, anche nella gestione esterna. Fondamentale è il collegamento con i ginecologi che seguono le donne durante il periodo della gravidanza, che diventano il vero vettore per portare i nascituri in struttura. Stiamo svolgendo un importante lavoro con la rete territoriale, in particolare con i consultori, e contiamo di ottenere sempre più risultati. Anche da un punto di vista della qualità dell’offerta della nostra Neonatologia abbiamo investito molto. Oggi siamo in grado di dare piena assistenza in sala parto anche nelle situazioni di emergenza, con ausilio ottimale a chi partorisce a 28, come 30 e 32 settimane. Inoltre è estremamente efficace la collaborazione in vigore con il San Gerardo di Monza che ci permette di avere un trasferimento immediato di bimbo e mamma nelle situazioni non gestibili dal nostro presidio. Che sono sempre di meno. Oggi, con la Patologia neonatale attivata nel nostro nosocomio, assistiamo neonati tra le 34 e le 40 settimane senza bisogno di alcun tipo di ausilio anche a fronte di parti più complessi.
ha aggiunto il dottor Traina.
Un ospedale che vale 800 parti
La qualità offerta dal Santa Maria delle Stelle non è rappresentata dai 500 parti sfiorati in un anno, ma l’asticella può e deve essere più in alto:
Il nostro Punto nascita gioca un ruolo fondamentale per il territorio e dovrebbe attestarsi intorno agli 800 parti annui, per garantire le buone pratiche che tutelano mamma e bambini e, al tempo stesso, non perdere la dimensione di “coccole” che il nostro personale è in grado di garantire avendo più tempo per dedicarsi ai pazienti. Oggi ci possiamo permettere di dedicare un po’ più di tempo ai genitori rispetto ai grandi ospedali, rispondendo alle domande, aiutandoli magari nella fase di allattamento, facendo vedere loro le medicazioni basilari prima di tornare a casa.
ha sottolineato. Purtroppo il problema della carenza di personale resta il grande scoglio per tutte le strutture ospedaliere, specialmente per le territoriali che si trovano a bandire gare per gli specialisti che, per lo più, vanno deserte.
Oggi bisogna lavorare con la Martesana, con i ginecologi che lavorano privatamente nei nostri Comuni e con i consultori, per far arrivare il messaggio che l’ospedale di Melzo è un luogo sicuro e competente per far nascere i nostri figli. Bisogna poi superare i campanilismi, perché ormai on ha più senso parlare di ospedale di Melzo o di Cernusco quando, in realtà, deve diventare una struttura di riferimento per l’intera area.