Non solo il don cappellano: nel carcere minorile Beccaria arriva anche l'imam
A seguire i detenuti di fede musulmana sarà la guida della comunità islamica di Sesto San Giovanni Abdullah Tchina

Per la prima volta un imam entra nell’istituto penale minorile Beccaria di Milano. Il tutto per affiancare i cappellani don Claudio Burgio (fondatore della comunità Kairos di Vimodrone) e don Gino Rigoldi nell’assistenza morale e spirituale ai giovani detenuti di fede musulmana.
Un imam entra nel carcere minorile Beccaria
Con il 78% di presenze straniere, di cui l’87% proveniente da paesi di cultura islamica, prende forma l’iniziativa sancita ieri, lunedì 7 luglio 2025, con la firma di un protocollo tra il Tribunale e la Procura per i minorenni, il Centro di giustizia minorile della Lombardia, l’Ipm Beccaria, l’Arcidiocesi di Milano e un rappresentante della cultura islamica.
A fare il suo ingresso nella struttura sarà l’imam Abdullah Tchina, guida religiosa della comunità islamica di Sesto San Giovanni.
La firma del protocollo d'intesa
Il protocollo, che ha ottenuto il nulla osta del ministero dell’Interno e il parere favorevole del dicastero della Giustizia, è nato anche con l’intento di prevenire i fenomeni di radicalizzazione in carcere, offrendo una figura autorevole che possa intercettare precocemente situazioni di disagio e fornire risposte basate sull’ascolto, sul rispetto delle regole e sulla convivenza civile.
"Il senso di questa scelta è nella linea di quella evoluzione che mette in luce come in tanti nostri luoghi vi sia sempre più multiculturalità e la presenza di diverse religioni", ha spiegato monsignor Luca Bressan, vicario episcopale e firmatario, per l’Arcidiocesi, del Protocollo di intesa siglato presso il Tribunale dei minorenni di Milano, dalla sua presidente Maria Carla Gatto, dal procuratore della Repubblica Luca Villa, dal direttore del Centro per la giustizia minorile della Lombardia Paolo Gabriele Bono, dalla direttrice reggente dell’Ipm Cesare Beccaria Teresa Mazzotta e da Tchina, in rappresentanza della comunità islamica.
Un lavoro al fianco dei sacerdoti
Proprio quest’ultimo collaborerà con don Burgio e il suo predecessore don Gino Rigoldi. I quali da tempo, peraltro, auspicavano l’arrivo di un imam per la preghiera musulmana del venerdì e per sviluppare anche un proficuo dialogo interreligioso.
"Le parti riconoscono che i diritti spettanti ai detenuti, le modalità di esercizio, così come le procedure attuative, sono funzionali alla più ampia realizzazione dell’individuo nella salvaguardia della sua dignità di persona, al fine di permettergli la piena affermazione della sua personalità, sia nel periodo di detenzione, che nella fase successiva, al momento del reinserimento nel tessuto sociale", si legge nel protocollo.
"Figura di paternità in vista di una redenzione"
"La Diocesi è interessata, da un lato, a comprendere il cambiamento in atto e, dall’altro, si è sentita sollecitata dal presidente del Tribunale dei minori, la dottoressa Gatto, che ha chiesto all’arcivescovo Mario Delpini come rispondere a questi mutamenti in atto - ha aggiunto Bressan - In tale quadro è maturata l’idea della presenza al Beccaria di un imam, come riferimento non solo e non specificamente religioso, ma anche di educatore, con l’idea che possa ricostruire una base di valori per questi minorenni, ritrovando una figura di paternità in vista di una redenzione e di una possibilità di crescita, anzitutto, per loro".
L’attività dell’Imam "si svolgerà negli spazi idonei a favorire anche un accesso spontaneo da parte dei giovani detenuti individuati e messi a disposizione dalla direzione del carcere". Potrà tenere colloqui individuali o incontri collettivi di preghiera e insegnamento religioso, "nel rispetto del regolamento interno e sotto vigilanza discreta del personale", viene esplicitato ancora nel protocollo.