Incarico a un legale

Minori in affido, il Comune di Inzago rivuole i soldi

In quasi tre anni sono stati versati circa 200mila euro per il mantenimento di due ragazzi passati per il paese

Minori in affido, il Comune di Inzago rivuole i soldi
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Aver mantenuto presso le varie realtà assistenziali due minori stranieri non accompagnati è costato al Comune di Inzago circa 200mila euro. E ora l’Amministrazione, che ha sempre sostenuto di non dover pagare quelle spese ma in quasi tre anni ha fatto buon viso a cattivo gioco, ha deciso di passare al contrattacco.

Disputa in Tribunale

La vicenda risale a settembre 2021. Tutto è nato a seguito della segnalazione da parte della Stazione dei Carabinieri di Melegnano nella quale veniva riscontrato che due minori di origine albanese si erano presentati in Comando chiedendo di essere aiutati perché abbandonati dalla madre e che erano alla ricerca di un luogo dove essere accolti.

I ragazzi sono stati collocati presso una comunità di pronto intervento per offrire loro una sistemazione. L’Amministrazione aveva chiesto ai Servizi sociali di Melegnano documentazione in merito, notando che risultava di complicata ricostruzione l’arrivo dei due minori sul territorio italiano e del loro presunto passaggio a Inzago.

Il Comune, solo per mera necessità emergenziale e non per riconoscimento di competenza economica, ha provveduto ad accollarsi l’onere economico di mantenere i due ragazzi nelle comunità che si sono succedute in questi anni. La legge statale è ingiusta e ancor più nel nostro caso, dato che i ragazzi erano solo di passaggio in paese ma non risulta alcun atto che ne certifichi la residenza o il domicilio. Ci si è basati solo sulla loro autodichiarazione in cui hanno affermato che abitavano a Inzago. Li abbiamo mantenuti per senso di responsabilità quando non spettava a noi, ma ora vogliamo che i soldi degli inzaghesi tornino nelle casse comunali in modo da essere investiti per la comunità

ha spiegato il sindaco Andrea Fumagalli.

Gli ha fatto eco l’assessore ai Servizi alla persona Sabrina Cagnardi:

La cooperativa che li ha presi in carico avrebbe dovuto chiedere i versamenti a noi e al Comune di Melegnano finché non venivano chiarite le rispettive competenze, invece ha sempre mandato le fatture solo a noi. Abbiamo pagato perché giustamente c’erano in gioco le vite di due minori, cercando poi una via bonaria almeno per l’invio dei conti. La cooperativa si è però tirata indietro, così ora abbiamo dato mandato al legale di far valere le nostre ragioni. Ora i ragazzi sono maggiorenni e da quando hanno trovato un lavoro avevamo chiesto la compartecipazione, seppur minima, alle spese. Abbiamo pagato circa 200mila euro in quasi tre anni fino alla conclusione del progetto di inclusione e alla raggiunta autonomia dei giovani, ma ora ci dev’essere restituito quanto versato.

In una determina viene infatti citato l’accordo conseguito tra il Comune e gli utenti il 2 maggio con cui i due, in considerazione delle proprie capacità economiche conseguenti a un regolare contratto di lavoro, si erano impegnati a contribuire mensilmente al pagamento della retta per l’importo di 400 euro ciascuno, facendo così scendere l’impegno di spesa per un mese da circa 4.600 a 3.800 euro.

Nei giorni scorsi è stata approvata la delibera che ripercorre gli ultimi atti e dà mandato al legale di agire. Entro il 3 giugno la cooperativa sociale avrebbe dovuto aderire all’invito di stipula di convenzione di negoziazione assistita promosso dal Comune di Inzago per la definizione bonaria della una controversia concernente la restituzione di somme versate per l’assistenza prestata a favore dei due minori, ma il termine è decorso infruttuosamente. Così, per tutelare le ragioni dell’ente, l’Amministrazione ha deciso di procedere giudizialmente assegnando l’incarico a un avvocato del Foro di Brescia.

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