L'ultima alba di Sofia: lettere, fiori e silenzio due anni dopo il femminicidio
Commemorazione davanti al Comune di Cologno Monzese alle 5.58, all'ora in cui la 20enne scattò una foto poco prima del delitto. La mamma: "Sei sempre con me, in ogni mio pensiero"

A due anni esatti dal femminicidio di Sofia Castelli, amici, "semplici" cittadini di tutte le età e Amministrazione comunale si sono ritrovati davanti al Comune di Cologno Monzese per un toccante momento di commemorazione. Alle 5.58 di oggi, l'ora dell'ultima foto dell'alba scattata dalla 20enne, prima che l'ex fidanzato Zakaria Atqaoui le togliesse la vita il 29 luglio del 2023, dei fiori rossi portati dai presenti sono stati posati su una sedia, anch'essa rossa, posizionata al centro dell'anfiteatro di Villa Casati, con l'immagine sorridente di Sofia.
A due anni dal femminicidio di Sofia Castelli
A intervenire sono stati il vicesindaco Loredana Manzi, il presidente del Consiglio Giovanni Cocciro e la Consulta Giovani. La mamma di Sofia, Daniela Zurria, ha scelto di non essere fisicamente presente, consegnando però una missiva letta in un silenzio carico di commozione.
La lettera della mamma della 20enne
"Ciao piccola mia, due anni senza te, senza la tua allegria, il tuo sorriso e il tuo essere confusionaria... Come si fa a vivere senza te: sono passati due anni, ma io non l'ho ancora capito, non ti ho lasciata, non potrei mai. Sei sempre con me, in ogni mio pensiero, nel sorriso di un bambino, in un fiore profumato, in un 'alba, al mare, in una farfallina che mi vola vicino, nella vicinanza di queste splendide persone che sono qui per te e per noi. Vola libera e felice amore della mamma, ma non mi lasciare mai".
"Al dolore non ci si abitua mai"
Un'altra lettera è giunta, invece, da una parente di Sofia che abita in Sardegna, Regione di origine dei genitori della studentessa universitaria di Sociologia.
"Ho capito una cosa mia dolce Sofi da quando non ci sei più: non è vero che al dolore ci si abitua, non è vero che con il tempo il dolore si attenua, non è vero che ricordarti fa meno male. Al dolore non ci si abitua anche perché forse è un modo per sentirti più vicina, ricordati fa sorridere perché i tuoi occhi erano luce, ma fa anche più male perché non ci saranno ricordi nuovi da custodire. Non conoscerai la tua sfilza di cuginetti maschi, non mangerai più i cannelloni di Lella o i panzerotti di zia... Non potremo più aspettare di vedere quell'uragano che arrivava in casa con la sua allegria. Mi manchi fisicamente come se fossi stata sempre qua vicino a me, anche se eravamo quasi sempre lontane. Questo eri tu Sofia, una ventenne che portava luce fino a quest'isola (la Sardegna, ndr). Ci manchi, parliamo di te ogni giorno. Parleremo di te per sempre, e non importa se farà sempre male perché vorrà dire che sei e sarai sempre scalfita nel nostro cuore".
"Non basta indignarsi: bisogna costruire ed educare"
"Siamo qui, come giovani, come cittadini, come persone che credono che la memoria non sia un gesto, ma una responsabilità - hanno evidenziato dalla Consulta Giovani - Sofia era una ragazza come tante, ma oggi è anche un simbolo. Un simbolo di tutto quello che non dovrebbe più accadere. Ma ricordarla non basta. Non basta piangere, non basta indignarsi. Serve costruire. Serve educare. Serve parlare, anche quando è scomodo. Come Consulta Giovani crediamo che la cultura, l’educazione e la scuola debbano essere il primo argine contro la violenza. La violenza nasce nel silenzio, nel vuoto di valori, nell’assenza di parole giuste. E noi vogliamo riempire quel vuoto. Con la bellezza, con la consapevolezza, con l’impegno. Abbiamo bisogno di una comunità che non sia solo presente oggi, ma che scelga ogni giorno da che parte stare. Una scuola che educhi all’ascolto e al rispetto. Perché se è vero che Sofia è stata uccisa da una mano sola, è altrettanto vero che troppe mani, troppe voci, troppe istituzioni restano immobili ogni volta che una donna chiede aiuto. Ricordare Sofia significa scegliere di non essere più neutrali. Per Sofia, e per tutte le persone che oggi non possono più parlare".


