L'impianto di compostaggio rimane senza gestore (per ora)
Nessuna delle proposte arrivate al Comune di Cologno Monzese è stata ritenuta congrua. Ora cosa accadrà?

Delle due proposte avanzate, nessuna è stata giudicata meritevole di approvazione. Questo perché "non presentavano caratteristiche tali da soddisfare i requisiti e le aspettative del bando".
Fumata nera sulla gestione del compostaggio
Si è concluso, quindi, con una fumata nera l’avviso pubblico per la presentazione di project financing volti alla riqualificazione e successiva gestione del sito di compostaggio di Cologno Monzese che si trova lungo la Sp113, ai confini con Cernusco sul Naviglio e Brugherio.
Ora, alla luce dell’esito negativo dello stesso avviso, spetterà alla Giunta (che nei giorni scorsi ha preso atto della situazione) decidere come rilanciare la struttura che, dopo la fine della conduzione da parte di EcoNord a maggio 2024, resta inutilizzata in attesa di un relamping di cui, però, non si intravede ancora il profilo all’orizzonte.
Le due proposte presentate in Comune
A farsi avanti erano stati due raggruppamenti d’imprese: il primo composto da Cap Evolution e Cem Ambiente, l’altro dalla Sangalli Giancarlo di Monza e dalla Corioni, anch’essa con sede nel capoluogo brianzolo.
La proposta del primo tandem "mostrava una mancata coerenza con gli indirizzi specificati dall’Amministrazione". Quella targata Sangalli-Corioni, invece, è stata ritenuta "non idonea in quanto mancante degli elaborati tecnici minimi previsti dall’avviso", hanno evidenziato dall’Ufficio Ambiente di Villa Casati.
Le sorti della struttura lungo la Sp113
L’avviso pubblico era stato lanciato per sondare il terreno e per capire l’eventuale presenza di società interessate a migliorare la funzionalità del sito (i cui impianti erano ormai obsoleti e arrivati a fine vita dal punto di vista tecnologico) e a mettere in campo "processi e trattamenti serventi o complementari e connessi all’attività attualmente svolta", si leggeva nel bando.
Ossia il conferimento della Forsu (la frazione organica dei rifiuti solidi urbani) e del verde (frutto degli sfalci), fino a un massimo di circa 30mila tonnellate all’anno.
La parola "biogas" non veniva mai riportata. Tra gli obiettivi messi nero su bianco da Villa Casati c’erano la riduzione dei consumi, il miglioramento delle prestazioni energetiche e ambientali (si pensi anche solo ai miasmi che tornavano ciclicamente al centro del dibattito) e in generale il revamping dell’esistente.
L'ipotesi biogas
Tuttavia bastava leggere quanto riportato nella relazione tecnica dall’ingegnere esterno, che aveva eseguito uno studio sullo stato di fatto dell’impianto, per capire come la produzione di biogas fosse una delle strade da percorrere per rendere economicamente sostenibile l’intero progetto di riconversione, anche alla luce della decisione di Cologno di uscire dalla compagine societaria di ZeroC e quindi dalla Biopiattaforma di Sesto San Giovanni. Un passo (in dietro) che ha creato non poche fibrillazioni nella maggioranza di centrosinistra.