Il caso

La frase shock: "Suo figlio cammina, quindi non è disabile"

Se l'è sentita dire il papà di un bimbo autistico di 5 anni, in fila in una struttura sanitaria privata di Cologno Monzese

La frase shock: "Suo figlio cammina, quindi non è disabile"
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C’è ancora tanta strada da fare per abbattere le barriere (anche mentali) e aprire le menti, prima di tutto all’empatia. Questo perché le iniziative di sensibilizzazione, specie se non fanno breccia nel profondo delle coscienze, altro non sono che "armi" spuntate, aprendo addirittura a una brutta sorta di "classifica delle disabilità".

Il bimbo autistico cammina, quindi non sarebbe disabile

Lo dimostra quanto accaduto a un bimbo di 5 anni, autistico, che giovedì 10 aprile 2025, accompagnato dalla mamma e dal papà, si è recato in una struttura sanitaria privata di Cologno Monzese per eseguire un prelievo. Essendo il figlio invalido al 100%, i genitori hanno preso il numerino di attesa contrassegnato dalla priorità, utilizzabile da disabili e donne in stato di gravidanza.

"Quando è arrivato il nostro turno per l’accettazione, ho dato all’addetta presente la prescrizione medica, la tessera sanitaria e la disability card di mio figlio - ha spiegato il padre - A quel punto mi ha chiesto dove fosse il disabile: gli ho mostrato il bambino e lei ha replicato a voce alta, davanti a tutti gli altri utenti in attesa, che “per stavolta” avrebbe lasciato correre, ma la prossima non avrei dovuto prendere il numero prioritario perché mio figlio poteva camminare".

La brutta "classifica delle disabilità"

Praticamente si sarebbe disabili solo con problemi di deambulazione, almeno stando a quanto detto dall’operatrice. Comprensibilmente imbarazzato, anche per le occhiate degli altri utenti in sala, il padre ha fatto notare civilmente che aveva sì un’invalidità.

"Peraltro grave e certificata, di livello 3 - ha spiegato il genitore - Non capivo perché stesse distinguendo tra tipi di disabilità. Inoltre, una delle problematiche che spesso interessano i soggetti nella condizione di mio figlio è proprio l'intolleranza alle attese nei luoghi pubblici. L’addetta, invece di comprendere ciò che le avevo detto, mi ha chiesto addirittura se io fossi il padre".

Il piccolo, infatti, ha una famiglia multietnica: il papà è italiano, la mamma invece è di origini nordafricane.

"Basterebbe un po' di buon senso"

"Prima del nostro turno avevo visto un'altra utente utilizzare il numero prioritario e questa signora aveva al seguito una stampella e l’addetta non aveva avuto nulla da eccepire - ha proseguito - Non racconto quanto accaduto per avere solidarietà, né tanto meno per pietà da chicchessia, ma solo per dire che i nostri figli autistici sono esseri umani con problematiche gravemente invalidanti che necessitano di attenzioni particolari, le stesse, se non addirittura superiori, di chi ha una disabilità motoria. Anche se non c’è una legge che regola la priorità delle persone disabili nei luoghi pubblici, si dovrebbe usare il buon senso e soprattutto avere conoscenza delle disabilità per gestire queste situazioni, soprattutto quando si opera in ambito sanitario. Mostrarsi gentili e con disponibilità non costa nulla e soprattutto arricchisce l’anima".

L'inaugurazione di una panchina blu pochi giorni prima

Caso ha voluto che l’episodio sia avvenuto a pochi giorni di distanza dall’inaugurazione (la domenica precedente) di una panchina blu, davanti a Villa Casati, proprio per sensibilizzare sul tema dei disturbi da spettro autistico e in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo che si celebra il 2 aprile. "Ora fate-ci caso", si legge sulla targa che porta i loghi dell’Amministrazione comunale e dell’associazione Mondoabout, promotrice dell’iniziativa.

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