La denuncia dei sindacati: "Lavorare con oltre 36 gradi non è un problema per l'azienda"
Protesta dei lavoratori della Emmegi di Cassano d'Adda

Da settimane i sindacati cercano di trovare un accordo con l'azienda, ma visto che non c'è stato i lavoratori hanno nuovamente scioperato oggi, mercoledì 2 luglio 2025.
Troppo caldo sotto ai capannoni
A denunciare la situazione è la Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici) Milano:
Da giorni si discute dell’ondata di caldo che sta investendo il Paese e dei rischi per la salute: se ne sono accorti persino in Regione Lombardia, che ha emanato un’ordinanza per tutelare i lavoratori che operano all’aperto. Ma così come è pericoloso lavorare sotto il sole, non meno rischioso è faticare in un capannone con il termometro che supera i 36,5 gradi come sta accadendo alla Emmegi di Cassano d’Adda
hanno spiegato i sindacalisti.
Con un paradosso: come si legge sul sito aziendale, “Emmegi SpA è una azienda italiana che produce scambiatori di calore, leader nel settore oleodinamico dello scambio termico”. Peccato che la refrigerazione nel capannone produttivo sia a dir poco insufficiente e che per chiedere di non svenire dal caldo i lavoratori siano stati costretti a effettuare già 8 ore di sciopero
hanno proseguito i rappresentanti del, Fiom.
Peccato anche che, nonostante l’evidenza, anziché investire per sanare una situazione fisicamente insostenibile, l’azienda abbia deciso di chiamare (e pagare) un consulente per verificare se a 36,5 gradi faccia caldo oppure no. Anche questa mattina i circa 90 lavoratori di Emmegi hanno scioperato e presidiato i cancelli dell’azienda per rivendicare condizioni di lavori umane
hanno sottolineato i sindacalisti.
E’ inaccettabile che le persone siano costrette a scioperare per lavorare senza rischi per la salute e in sicurezza ed è inconcepibile che il gruppo dirigente aziendale rifiuti un confronto serio. E’ chiaro che in queste condizioni non è possibile lavorare. Se non si risolverà il problema saremo costretti a proseguire la mobilitazione
ha commentato Andrea Rosafalco della Fiom di Milano.

