Il "vero" Babbo Natale è di Pioltello e si chiama... Mario
Mario Stefanelli, 70 anni, è stato direttore delle Poste di Truccazzano. Poi la scelta di indossare l'abito... rosso, una vera e propria vocazione
Dopo aver girato per tutto il mondo a consegnare i doni ora si può finalmente riposare. Stiamo parlando di... un cittadino di Pioltello.
Il "vero" Babbo Natale si chiama... Mario
Quando indossa l’abito rosso, i guanti bianchi, gli occhiali tondi e calza quel cappello impossibile da non riconoscere, si cala a pieno nella magia del Natale. Così Mario Stefanelli lascia spazio al suo alter ego, Babbo Natale. Il "vero" Babbo Natale.
Un appellativo che non è legato solo alla grande somiglianza con Santa Claus, ma alla preparazione che sta dietro al ricoprire un ruolo così importante, un personaggio noto, conosciuto e amato che non può certo deludere chi lo aspetta per tutto l’anno: i bambini.
Come è diventato Santa Claus
Un’avventura che per Stefanelli ha preso avvio, quasi per caso, nel 2016, quando è andato in pensione. Un ex direttore delle Poste (per 14 anni ha guidato l’ufficio di Truccazzano) che ha iniziato a indossare la divisa rossa e bianca di uno dei simboli per eccellenza del Natale.
E’ successo tutto per caso. Ero in un centro commerciale e ho visto una locandina di una selezione per figuranti di Babbo Natale. In quel periodo avevo la barba lunga, bianca, così ho preso parte al casting. Pur non avendo vinto, l’anno successivo sono stato contattato dall’agenzia “Vero Babbo Natale” e così ho cominciato la mia carriera in rosso
ha raccontato il 70enne. Un impegno serio, anzi serissimo, che richiede una preparazione meticolosa che parte sin dai primi mesi dell’anno. Per non parlare dello "studio" che sta dietro a interpretare un personaggio così noto e conosciuto in tutto il mondo.
Il periodo di lavoro è breve, un mesetto circa sotto le feste, e mi capita di avere massimo una decina di servizi. La mia agenzia può contare su una quarantina di figuranti tra Milano e Roma che si dividono gli incarichi. Una volta all’anno ci troviamo per una sorta di seminario, un momento di confronto dove condividere le esperienze, aggiornarci sulle novità e interfacciarci tra noi per darci consigli o avvertimenti. L’aspetto più importante, e difficile, è imparare a relazionarsi con il pubblico che è tutt’altro che scontato.
Una preparazione anche fisica che lo vede impegnato da inizio luglio, quando comincia a farsi crescere la barba bianca che deve essere curata meticolosamente per arrivare al meglio per il Natale
Per la gioia dei bambini
Anche perché per lui indossare i panni di Santa Claus è una responsabilità in primis nei confronti dei bambini che lo attendono con ansia e affetto.
Devo dire che sin dalla prima volta ho apprezzato questo rapporto che si crea con i piccoli che non vedono l’ora di incontrare Babbo Natale. Loro non si fanno imbrogliare, quindi non puoi fingere di fare Santa Claus, devi esserlo e questo significa credere nello spirito di questa festa e nel messaggio che Babbo Natale veicola. Uno dei ricordi che serbo con maggiore piacere è stato l’incontro con un gruppo di ragazzi disabili a Brescia: nei loro occhi leggevo la gioia nel avermi lì con loro, un’emozione impagabile
ha spiegato. Innegabile che nel tempo sia cambiato l’approccio dei bambini con Santa Claus, ma la magia non è sparita:
Certo qualcuno mi tira la barba per vedere se sono davvero Babbo Natale, ma i più piccoli, sino agli 8/9 anni, ancora vivono l’incontro con trasporto e felicità. Per i più grandicelli è diverso. Penso che la differenza la faccia anche come ti poni nei loro confronti: devi essere tu il primo a credere, fermamente, in Santa Claus.