Ricorso

Il suo terreno edificabile diventa agricolo, cardinale fa causa al Comune

Una fondazione presieduta dal prelato ha impugnato (invano) il Piano di governo del territorio di Cologno Monzese

Il suo terreno edificabile diventa agricolo, cardinale fa causa al Comune
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Santi in paradiso. E giudici (amministrativi) in terra. È andato male il ricorso straordinario alla Presidenza della Repubblica intentato dalla Fondazione Vos (Volontariato operoso per una solidarietà senza confini) presieduta dal cardinale Francesco Coccopalmerio. La vasta area in zona Cava Rossa, a Cologno Monzese, di cui è proprietaria la Onlus, è e rimarrà a destinazione agricola, così come previsto dal Piano di governo del territorio vigente, approvato sul finire della prima Amministrazione guidata dall'ex sindaco Angelo Rocchi.

La Fondazione presieduta da un cardinale trascina in giudizio il Comune

La Fondazione, di cui il porporato è anche il legale rappresentante, aveva trascinato in giudizio l’Amministrazione comunale colognese, con l’intento (vano) di riportare indietro le lancette dell’orologio alla situazione che era stata cristallizzata nel precedente Pgt.

Le scelte (contestate) inserite nel Piano di governo del territorio

Nel 2019, tramite donazione, Vos aveva acquisito la proprietà di un’area di circa 34mila metri quadrati, inserita nel Parco Est delle Cave e allora ricompresa in un un unico Ambito di trasformazione. In base alle schede dell’allora documento urbanistico di programmazione, maturava una capacità edificatoria di 55mila metri quadrati di superficie lorda di pavimento.
Tutto è cambiato, però, con l’entrata in vigore del nuovo Pgt approvato in via definitiva nel luglio del 2021. Il grosso e precedente Ambito di trasformazione è stato spacchettato in due differenti At: l’1, di via Guzzina, al di là della Tangenziale Est, e il 2, di via Cava Rossa, adiacente e a ovest del terreno della Fondazione Vos.

Il terreno ha perso le capacità edificatorie

Da edificabile è stato trasformato in agricolo generico, prevedendo una destinazione prevalentemente rurale. Una "retrocessione", praticamente, che alla Fondazione non è andata giù. Nel ricorso ha evidenziato come "il potere discrezionale non possa spingersi a modificare destinazioni esistenti", andando a "frustrare" le precedenti aspettative. Anche alla luce del mantenimento della capacità edificatoria dell’At2: «È una scelta illogica vincolare l’area a uso agricolo», ha sostenuto la Onlus guidata dal cardinale.

Il parere dell'Amministrazione

Di ben altro avviso l’Amministrazione comunale, che ha spiegato come nel Piano di governo del territorio del 2021 sia stata presa in considerazione la normativa regionale e le disposizioni per la riduzione del consumo di suolo. Inoltre i precedenti proprietari dell’area, poi passata di mano, non avevano presentato alcuna osservazione nell’ambito del procedimento di redazione della variante generale al Pgt, avviato nell’estate del 2017. Inoltre sul sedime rimane la possibilità di prevedere (ma solo con il via libera di Villa Casati) altre destinazioni di interesse generale: servizi culturali, sociali, assistenziali, sanitari e amministrativi per l’istruzione e la formazione.

E quello dei giudici

Il Consiglio di Stato, al quale la Presidenza della Repubblica e il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha chiesto un consulto, ha definito il ricorso infondato.

"La scelta del Comune non appare né illogica né immotivata", hanno detto i giudici, difendendo la discrezionalità dell’ente.

Da un Ambito di trasformazione... a due

L’At2 di via Cava Rossa, con una superficie territoriale di oltre 100mila metri quadrati, è strategico. Nella scheda di indirizzo del Pgt è prevista la riqualificazione del complesso storico (chiesetta compresa), con residenziale, servizi sociosanitari sovracomunali e commercio di vicinato, "con una fascia verde filtro andando a preservare sia la veduta verso il borgo storico sia verso la campagna". E il terreno della Fondazione è appunto fondamentale per andare a rispettare soprattutto quest’ultimo dettame.

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