Il parroco don Paolo Zago in Terra Santa con i volontari di Gorgonzola: "Ora vincono gli estremismi"
Il sacerdote: "La comunità cristiana in quei territori sta soffrendo e non ha lavoro. Presto potrebbe scomparire"
Il racconto dell'ultimo pellegrinaggio in Terra Santa da parte del parroco di Gorgonzola, don Paolo Zago, con alcuni volontari.
Il parroco don Paolo Zago in Terra Santa con i volontari di Gorgonzola: "Ora vincono gli estremismi"
"Occorre tenere accesi i motori dei pellegrinaggi, non lasciar cadere il desiderio di venire nei luoghi santi e proporre il viaggio a gruppi, pur piccoli, di fedeli. Nonostante quanto sta avvenendo a Gaza è possibile recarsi in pellegrinaggio qui in Terra Santa. Sono convinto che la presenza dei pellegrini potrà contribuire ad allentare le tensioni attuali".
E’ proprio per rispondere a quest’appello di padre Patton, custode di Terra Santa, che don Paolo Zago, parroco della comunità pastorale Madonna dell’Aiuto di Gorgonzola, accompagnato da una decina di volontari gorgonzolesi, è stato protagonista nelle scorse settimane di un pellegrinaggio in quei luoghi martoriati, "per non rendere retorici i nostri proclami di pace".
Dapprima una settimana di volontariato, dal 21 al 28 luglio, in Cisgiordania, dalle suore di Ortaz, vicino a Betlemme, per aiutare nella costruzione di una nuova scuola agricola e per i lavori nel convento. Poi altri sette giorni, dal 28 luglio fino al 4 agosto, tra visite e di incontri-testimonianza a Gerusalemme e in Galilea.
Una testimonianza diretta sulla situazione che, dopo i tragici fatti del 7 ottobre 2023 e l’escalation militare che ne è seguita, si vive in quei luoghi, al di là di filtri ideologici e pregiudizi di parte.
"In Cisgiordania la situazione è abbastanza tranquilla di giorno, ma di notte le milizie israeliane eseguono retate e arresti nelle case in continuazione - ha raccontato don Paolo - Il grosso problema dei cristiani che vivono lì (spesso quasi solo di turismo) è che non riescono più a lavorare e molti ormai scappano. Temo che, tra un anno o due, la comunità cristiana sparirà del tutto".
Altra criticità vissuta di persona, quella dei coloni, che sono stati tutti armati e che spadroneggiano arrivando a sottrarre terre non loro ai legittimi proprietari.
"In Israele invece mi ha impressionato vedere tutti i luoghi sacri vuoti, senza un minimo di turismo - ha proseguito il parroco - Paradossalmente poi si respira un clima senza particolare tensione tra arabi e israeliani. Il vero problema non è tanto la guerra, cui ormai sono abituati, ma la mancanza di prospettive per il futuro, un discorso che vale sia per cristiani che per israeliani e palestinesi".
Poi un avvertimento:
"Non dobbiamo commettere l’errore di associare Hamas ai palestinesi, perché i primi vogliono solo istituire un Califfato islamico e non due stati che possano convivere - ha concluso il sacerdote pellegrino - Adesso però anche in Israele sta prendendo piede un estremismo di destra, che ammette solo uno Stato ebraico. Quindi il problema è sempre di più difficile risoluzione".