Sentenza

Il Comune di Cologno perde in Tribunale, la mega antenna 5g si farà

L'Amministrazione aveva contestato (invano) la decisione di un operatore di realizzare l'infrastruttura per la telefonia mobile

Il Comune di Cologno perde in Tribunale, la mega antenna 5g si farà
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La mega antenna per la telefonia a San Maurizio al Lambro si farà. A sentenziarlo è stato il Tribunale amministrativo regionale della Lombardia, che si è recentemente espresso (nuovamente) in merito a un ricorso presentato da Infrastrutture Wireless Italiane - Inwit Spa. L’operatore aveva deciso di trascinare in aula l’Amministrazione di Cologno Monzese a seguito della decisione di quest’ultima di confermare il diniego all’autorizzazione per la realizzazione del pennone alto 40 metri previsto in via Cesare Battisti, in un’area privata e nel "cuore" della frazione.

Braccio di ferro sull'antenna per la telefonia

Il botta e risposta legale tra le parti prosegue ormai da tempo. L’ultimo ricorso sul quale i giudici si sono ora espressi è datato 2022, con il quale Inwit aveva chiesto al Tar di far rispettare a Villa Casati un precedente verdetto, col quale la Giustizia amministrativa aveva già tutelato gli interessi e le aspettative del privato per la costruzione dell’infrastruttura da predisporre con ripetitori.

Di fatto, il Tribunale aveva già sancito a marzo dell'anno scorso come il diniego dell’Amministrazione (il primo venne espresso nella primavera del 2021) non avesse ragione di esistere. Tuttavia il Municipio - con l’Area Servizi tecnici e Suap - era comunque rimasto sulle sue posizioni, rimarcando il secco "no" all’opera, che nelle previsioni ospiterà una quindicina di antenne, tre parabole e ventuno unità radio dotate di varie tecnologie.

Cosa pretendeva l'Amministrazione

Ma cosa pretendeva Villa Casati?

"Il Comune fa riferimento a un regolamento in fase di approvazione per minimizzare i livelli di esposizione (alle onde elettromagnetiche, ndr), oltre ad affermare che gli operatori dovrebbero presentare piani di sviluppo e programmi di localizzazione, da valutarsi da parte del Comune stesso - ha spiegato il giudice - L’Amministrazione rivendica poi il proprio potere di pianificare le localizzazioni, ai fini dell’ottimizzazione della rete e della minimizzazione dell’esposizione".

I Comuni non hanno voce in capitolo sulla localizzazione

Ma la "spada" del pubblico è potremmo dire "spuntata".

"Non può essere negato il titolo richiesto a fronte di un regolamento che deve ancora essere approvato, in quanto ciò si pone in contrasto con il principio 'tempus regit actum' - si legge ancora nella sentenza pubblicata in questi giorni - Quanto alla pianificazione della localizzazione, di cui si parla nel provvedimento impugnato, la sentenza (del 2022, ndr) ricorda il pacifico indirizzo giurisprudenziale che nega ai Comuni il potere di porre divieti e limiti di ogni genere alla localizzazione".

Il regolamento "anti-onde"... non esiste

Per tenere ferma la propria posizione, l’avvocato nominato dal Municipio aveva depositato a giudizio questo "regolamento", che in realtà non esiste.

"Era una mera bozza - ha evidenziato il Tar - Il documento è privo di numero di protocollo".

Municipio costretto a pagare le spese legali

Da qui l’accoglimento da parte del Tribunale amministrativo del ricorso di Inwit e la condanna del Municipio al pagamento delle spese legali, pari a 3mila euro, oltre ad altri oneri.

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