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I padroni che rinunciano al proprio cane: "I rifugi sono al collasso"

Le strutture sono al collasso per la presenza di cani di difficile gestione che vengono "abbandonati" dai proprietari alle prime difficoltà

I padroni che rinunciano al proprio cane: "I rifugi sono al collasso"
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Se in Lombardia il randagismo si può considerare debellato, i canili e i rifugi sono ancora saturi. Ma come è possibile? In parte dipende dall'arrivo al Nord di animali provenienti da altre zone d'Italia che, da noi, hanno maggiori possibilità di essere adottati. Ma a pesare in maniera consistente sul bilancio delle strutture sono i cosiddetti "rifiuti" o "ripensamenti". L'ultima segnalazione arriva dalla Lega Nazionale per la Difesa del Cane di Redecesio, a Segrate.

I padroni che rinunciano al cane

L'ennesima rinuncia di proprietà, l'ennesima famiglia che sceglie liberamente -senza vincoli di obbligo- un cane e poi, di fronte alle difficoltà di gestione, scarica il problema sul comune e sul canile e sul cane stesso. Un cane acquisito on line, frutto di una cucciolata casalinga improvvisata, incrocio malinois - pitbull. Ottima selezione davvero

il comunicato diramato dalla Lega a fronte dell'ennesimo animale portato presso la loro struttura

La famiglia si rivela impreparata a gestirlo, il cane morde in ambito extra domestico, diviene giustamente oggetto di ordinanza Ats e finisce per essere un peso per la famiglia e la comunità e… un numero in più nelle statistiche dei canili. Che sono over quota. Alcuni, come Lodi, hanno  addirittura chiuso ai Comuni.

Un problema che diventa legge

Il tema dei cani di difficile gestione che troppo spesso vengono lasciati ai canili è talmente di stretta attualità da aver innescato un percorso virtuoso verso la creazione di una legge, volta proprio a contrastare questo fenomeno. In particolare nei confronti dei padroni, educandoli alla corretta gestione degli animali (tramite un patentino), ma anche disincentivando il proliferare di allevamenti "abusivi" che portano a vendite online incontrollate.

Siamo pieni di “simil”, di incroci nati a caso, di cucciolate fatte in casa, senza controlli veterinari, private del contesto giusto, senza contezza di chi si sta mettendo al mondo e distribuite senza la minima consapevolezza.

proseguono la Lndc

Si trova "non etico" l'acquisto e la vendita di cani, nonostante l'allevamento professionale sia un'attività legale e normata dallo Stato, piaccia o meno. Allo stesso tempo, però, si considera etico far riprodurre i cani a caso e distribuirli -gratuitamente o per qualche centinaio di euro (redditi ovviamente non dichiarati)- senza alcun criterio, alimentando un sistema che causa sofferenza agli animali e problemi alla collettività e che rappresenta.

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