Giornata della memoria a Cernusco sul Naviglio: "I gesti contano, non possiamo permetterci di sottovalutarli"
Rinnovato il ricordo dei deportati cernuschesi con la tradizionale posa delle rose bianche sulle pietre d'inciampo
E' stato un sabato speciale quello di oggi 25 gennaio 2025 a Cernusco sul Naviglio, dedicato a celebrare la Giornata della Memoria che ricorre lunedì.
La posa delle rose bianche sulle pietre d'inciampo
Come di consueto le autorità nel primo pomeriggio hanno posato delle rose bianche sulle pietre d'inciampo di Virginio Oriani e Roberto Camerani collocare rispettivamente in via Marcelline e in via Cavour, due dei sei giovani cernuschesi che furono deportati nel campo di eliminazione di Mauthausen.
La vicesindaca Paola Colombo ha sottolineato con dure parole come quei fatti di più di ottant'anni fa sono talmente gravi che non possono oggi essere minimizzati, né ridicolizzati. Un riferimento al controverso gesto di Elon Musk durante l'insediamento del presidente Donald Trump.
I gesti contano, sempre, talvolta ancor più delle parole. Lo abbiamo visto di recente, ancora una volta, proprio in occasione dell’insediamento di un nuovo presidente nel Paese della presunta democrazia. Alcuni hanno scelto di ridere, altri di minimizzare un gesto dalle gravità e pericolosità enormi.
Noi che abbiamo avuto il lusso di conoscere tali atrocità dai libri di scuola, i più fortunati dalle preziose parole dei pochi sopravvissuti, non possiamo permetterci di sottovalutare questi gesti, soprattutto quando la lettura che si vuole dare punta all’ironia. Ogni ammiccamento a simboli di ideologie che hanno portato morte e distruzione è un atto irresponsabile e da condannare.
I gesti non sono mai neutri: normalizzare certi simboli significa spianare la strada all’indifferenza e alla tolleranza verso l’odio. Non c’è ironia che possa giustificare la banalizzazione di simboli fascisti.
L'insegnamento dei deportati cernuschesi
Colombo ha poi fatto riferimento all'insegnamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Liliana Segre, ex deportata, e a Camerani che, sopravvissuto a Mauthausen testimoniò la sua esperienza:
Un esempio prezioso di come la memoria possa essere tramandata è il libro "Il viaggio di Roberto" del nostro concittadino Roberto Camerani, che (fino all’ultimo giorno della sua vita) non ha mai smesso di offrirci la sua preziosa testimonianza, facendosi instancabile portavoce della memoria e della resistenza.
La sua opera, infatti, ci invita a riflettere sul significato della memoria e sul modo in cui le nuove generazioni possono farsi carico di questa eredità.
Ricordo nitidamente il giorno in cui venne in classe, ero in prima media, e raccontò con amara consapevolezza le atrocità che aveva vissuto.
"Si sono resi conto che erano stati privati della pace"
Sono intervenuti, a testimonianza di un testimone di memoria che passa di generazione in generazione anche Pamela Cavati, presidente del Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze, e Alberto Dossi, presidente della Consulta Giovani.
Non hanno poi fatto mancare la propria presenza, come sempre, gli eredi di Oriani e Camerani. Adele, figlia di quest'ultimo, ha preso la parola:
Non particolarmente politicizzati. Erano sei ragazzi, nati sotto il fascismo ed educati dal fascismo, ma a un certo punto della loro vita si sono resi conto che erano stati privati sin dalla nascita della libertà, dei diritti e della pace.
E quindi iniziarono a immaginare un futuro libero, dove i diritti anche delle minoranze potevano essere rispettati e soprattutto un futuro di pace e questo parlare forse anche in modo un po' incosciente senza rendersi conto del pericolo che stavano correndo per le loro parole.
Cosa che li ha portati appunto nell'inferno di un campo di eliminazione, perché Mauthausen era un campo di eliminazione dedicato ad eliminare i deportati politici.
Infatti i nostri sei ragazzi non sono stati deportati per motivi razziali. Sono stati deportati per motivi politici
I sei deportati
Il 18 dicembre 1943 sei giovani cernuschesi considerati sovversivi: Roberto Camerani, Ennio Sala, Quinto Calloni, Angelo Ratti, Virginio Oriani e Pierino Colombo furono deportati nei campi tedeschi.
Gli ultimi due non tornarono.
Camerani, decenni dopo la sua liberazione, iniziò una intensa attività di divulgazione nelle scuole.