Manca un operatore socio sanitario

E' uno studente con disabilità grave, la gita scolastica per Francesco rischia di saltare

La rabbia della madre Daniela: "Scaricabarile per trovare i soldi. Non si può pensare che tutto ricada sempre sulle spalle della famiglia. Noi genitori non siamo infiniti"

E' uno studente con disabilità grave, la gita scolastica per Francesco rischia di saltare
Pubblicato:

Cinque giorni in Irlanda con i compagni di classe e i professori, lontano dalla famiglia. La gita “lunga” del liceo, quella che resterà impressa nella memoria per sempre, un momento formativo al di fuori dalle aule e dai banchi di scuola. Un diritto per tutti gli studenti. Ma a Francesco questo diritto rischia di essere negato.

Francesco vive a Segrate e frequenta il quarto anno del liceo Donatelli Pascal di Milano, ha da poco raggiunto la maggiore età ed è un ragazzo con disabilità gravissima che rende necessaria un’assistenza di base (non infermieristica) costante, ma che non gli ha mai impedito di partecipare a viaggi di due settimane anche senza genitori.

Serve un operatore socio sanitario

Quando la scuola ha cominciato a pensare a un viaggio di più giorni, nulla sembrava poter impedire che anche Francesco salisse su quell’aereo. Tutto quello che gli serve è essere accompagnato da un Oss, un operatore socio sanitario. Operatore che, però, la scuola non ha.

Così la madre Daniela Meroni:

La dirigente scolastica Alberta Liuzzo si è fatta in quattro per trovare una soluzione, ma la normativa attuale prevede che l’assistenza durante le ore scolastiche sia a carico del personale Ata, che però non è previsto che presti questa assistenza anche al di fuori della scuola. E allora chi può farlo?

Non si trova un Oss che lo accompagni

Il 25 novembre si è arrivati a un "incontro di rete" tra la dirigente scolastica, la madre di Francesco, il suo medico di base, l’assistente sociale del Comune di Segrate e i rappresentanti dell’ASST Melegnano-Martesana.

L’obiettivo dell’incontro sarebbe dovuto essere favorire la partecipazione alla gita del ragazzo, ma Daniela si è trovata davanti a una realtà diversa:

Non ci si è concentrati sull’unica cosa importante: capire cosa serve a Francesco per poter partecipare a questo viaggio. C’è stato solo uno scaricabarile su chi si dovesse occupare di trovare i soldi.

Eppure questo viaggio fa parte di un progetto di vita fondamentale per Francesco. Quello che fa più rabbia è vedere i rappresentanti dello Stato scaricare tutto sulla famiglia, anche a livello economico.

L’incontro si è concluso con una accordo: il Comune, la scuola e Asst dovranno concorrere al pagamento dell’Oss che accompagnerà Francesco in gita, mentre la famiglia si dovrà fare carico della formazione dell’operatore.

Comincia allora la ricerca: la scuola si è rivolta alla cooperativa che fornisce il servizio educativo, ma a fine gennaio non c’era ancora nessun Oss disponibile. Il tempo iniziava a stringere. Come previsto dall’accordo, in assenza di personale reperito dalla scuola tocca al Comune cercare tale figura tra gli enti accreditati per gli interventi sociali integrativi.

La burocrazia: una dichiarazione clinica di sicurezza

Ma il 13 febbraio proprio il Comune ha inviato una lettera a tutti gli enti che hanno partecipato all’incontro di novembre chiedendo una dichiarazione di tipo clinico che attesti sia la sussistenza delle condizioni di sicurezza, sia che la partecipazione allo stage non sia pregiudizievole per lo stesso.

Ancora la mamma:

Il Comune non può chiedere a un ente sanitario il rilascio di una dichiarazione di questo genere.

E comunque non sarebbe in capo a loro decidere se Francesco è in grado di andare in gita. È lui a scegliere in quanto maggiorenne, peraltro supportato da noi genitori.

Non lo dico io ma i diritti alla libertà della persona e all’autodeterminazione. Solo in caso di condanna può essere limitata la libertà personale. A che titolo un medico o chiunque altro può prendere questa decisione al posto suo?

La rabbia della famiglia: "Non siamo infiniti"

Alla partenza per l’Irlanda mancano pochi mesi, il tempo stringe e nella voce di Daniela c’è rabbia e delusione:

Se necessario lo accompagnerò io perché non voglio che rinunci a questo viaggio e al suo diritto a vivere le stesse esperienze dei suoi coetanei, anche se questo va in contrasto con il suo percorso di autonomia e di crescita.

Ma non si può pensare che tutto ricada sempre sulle spalle della famiglia. Noi genitori non siamo infiniti

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali