L'iniziativa

Cologno Monzese celebra la Giornata contro l'omofobia e la transfobia

Marco Termenana parlerà del suo libro ""Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli", dedicato a Giuseppe: si tolse la vita nel 2014

Cologno Monzese celebra la Giornata contro l'omofobia e la transfobia
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L’Amministrazione comunale di Cologno Monzese quest’anno ha deciso di ricordare la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia indetta per il 17 maggio con la risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile 2007. Il tutto parlando del libro "Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli", scritto da Marco Termenana.

Cologno celebra la Giornata internazionale contro l'omofobia

Il volume sarà al centro di un incontro-dibattito in programma venerdì 17 maggio 2024, alle 21, presso Villa Casati, in via Giuseppe Mazzini, 9, comodamente raggiungibile anche con la Linea verde del metrò, fermata Cologno Centro.

L'intervento di un padre che ha perso tragicamente un figlio

L'evento, a ingresso libero fino a esaurimento posti, sarà moderato dal giornalista Fabio Benati e aperto dai saluti del sindaco Stefano Zanelli e dall'introduzione del vicesindaco e assessore alla Cultura Loredana Manzi.

Marco Termenana, con lo pseudonimo di "El Grinta", ha già pubblicato "Giuseppe". E' il nome del primo dei suoi tre figli, suicidatosi nel marzo del 2014, quando aprì la finestra della sua camera, all'ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lanciò nel vuoto.

Una lucidità che non lascia spazio alla retorica

"Con lucidità impressionante e senza mai cadere nella retorica, la storia racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall'adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, alter ego femminile, che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita - hanno sottolineato dall'Amministrazione -Tragedia non solo di mancata transessualità, ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori".

Hikikomori è un termine giapponese e letteralmente significa "stare in disparte": si tratta di una malattia mentale consistente nella scelta di rifuggire dalla vita sociale e familiare e colpisce soprattutto i ragazzi giovani.

La scelta dell'Amministrazione comunale

"Abbiamo voluto questo evento anche per il nostro territorio, perché crediamo che sia molto opportuno dibattere tra di noi i temi del libro  - hanno sottolineato dall'Amministrazione - È soprattutto l’occasione per ricordare non solo Giuseppe Noemi, ma anche per aiutare nella riflessione i nostri concittadini e le loro famiglie che hanno in corso storie legate a identità di genere in corso di definizione. Ciò, ovviamente, al di là dell’opportunità che abbiamo voluto creare per onorarne il ricordo e tenerne viva la memoria del figlio dell’autore".

"Voglio dare un senso alla morte di Giuseppe"

"Non è la prima volta che la storia e quindi la memoria di Giuseppe viene colta per aiutare a far riflettere altri - ha spiegato Termenana - Credo che, dopo anni che giro per l’Italia, la mia idea fissa si conosca: ho scritto solo per ritrovare mio figlio perché il dolore era ed è atroce e non si sopravvive senza un adeguato meccanismo compensativo, che ho trovato nella scrittura. Certo, se con la mia testimonianza posso portare valore aggiunto, sono contento e così avrò, di fatto, dato anche senso alla morte di mio figlio. La mia disperazione viene sempre scambiata per coraggio: il mio raccontare le cose in modo schietto e verace, da quello che ho capito, aiuta a riflettere e a sviluppare un’azione di autodiagnosi. Ed è questo quello di cui forse abbiamo bisogno, indipendentemente dal transessualismo e dall’hikikomori".

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