Lettera alla redazione

Cassanese Bis: perché continuare una deriva bituminosa?

I lavori sulla nuova viabilità proseguono e si comincia a intravedere la "ferita" di cemento nei campi

Cassanese Bis: perché continuare una deriva bituminosa?
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Pubblichiamo una lettera giunta in redazione con uno spunto di riflessione sui cambiamenti che il territorio della Martesana sta subendo in questi anni.

Lettera alla redazione

Egregio direttore,
mi permetto di scrivere poche righe per attestare la mia sorpresa nello “scoprire” cosa sta sorgendo nella fetta di territorio tra Pioltello e Segrate, indicativamente fra Rotolito e MilanoOltre. Passando in auto nelle scorse settimane si notavano sì cumuli di terra, ma l’opera in sé era nascosta alla vista. Pensavo dunque a nuove costruzioni, case o capannoni, e già imprecavo pensando alle tante aree dismesse da recuperare! Oggi invece il velo è caduto e si può… “apprezzare” la magnificenza del manufatto. Uno stradone, mezzo interrato pare, con tanti e tanti e tanti quintali di cemento, cui sarà aggiunto asfalto e guard-rail più barriere in quantità (immagino). Così assisto, senza poter far altro che assistere, all’ennesimo stupro del territorio. Una super-strada gigantevole, visto che ce ne sono già poche in questa fetta della nostra Martesana, dove fino a ieri c’erano prati e campi. Il refrain di quest’ultimo quarantennio si ripete: costruire, cementificare, spaccare tutto quello che si riesce. Solo due righe di amarcord: abito a Vignate da sempre; quando ero ragazzino gli incroci per andare su Cassanese e Rivoltana erano… incroci. Ovvero quattro strade che si intersecano, un semaforo, si va quando tocca a noi. Adesso da una parte c’è il grande svincolo del centro commerciale e dall’altra nientemeno che l’uscita dell’autostrada BreBeMi. La ferrovia erano due binari con recinzione aerata, seppur in cemento scrostato; ora sono quattro binari con un muraglione impressionante che manco a Berlino pre ‘89… Quante tonnellate di cemento armato e quante di asfalto si sono riversate sul terreno; quanti quintali di acciaio dei guard-rail, con infissi interrati giù per metri; quante barriere anti-tutto sono state necessarie, quanti fontanili abbiamo tappato? Ora non voglio dire di tornare alle carrozze coi cavalli, non sono stupido né ambientalista talebano. Il progresso va avanti, non è questo il punto. Ma se fino a 30 o 40 anni fa non ci eravamo accorti dello scempio ambientale e si continuavano a programmare nuove costruzioni e nuove strade, oggi per fortuna non è più così. Una coscienza dei rischi che corriamo finalmente c’è. Quindi: perché continuare ancora su questa pericolosa deriva bituminosa? Poi ci si lamenta perché si allagano i box quando piove… Dove può percolare l’acqua se abbiamo “impemeabilizzato” tutto e abbiamo cementificato la campagna? Cordialità e viva la Martesana!

Gianfranco Baccinelli

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