Caso ex Gondrand, il Comune di Cernusco sul Naviglio ha perso anche in Appello
Villa Greppi ha però annunciato che non rinuncerà a farsi riconoscere la proprietà dei locali che ospitano una materna e il servizio di neuropsichiatria infantile

Sulla questione dei locali nell’ex Gondrand il Comune di Cernusco sul Naviglio ha perso anche in Appello. Per i giudici, i locali che per vent'anni sono stati considerati comunali, in realtà sono del privato.
Una vicenda quasi surreale
Una vicenda che si perde a fine anni Novanta quella dell’area ex Gondrand in piazza Brugola, dove la cooperativa Cernusco 2000 (poi diventata Cernusco 2010) aveva costruito alloggi in edilizia sovvenzionata e aveva ceduto al Comune (come almeno si è creduto per vent’anni) due locali, che insieme hanno una superficie di circa 600 metri quadrati, destinato l’uno a ospitare in comodato gratuito il servizio di Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza dell’Asst Melegnano Martesana e l’altro la scuola dell’infanzia paritaria L’Altalena, con affitto sempre incassato da Villa Greppi.
L’Amministrazione nel 2020 si era rivolta al giudice, per farsi riconoscere la proprietà sui due immobili, messa in discussione dopo vent’anni, quando si era scoperto che i funzionari del Municipio non avevano proceduto all’apposita trascrizione degli atti e che la convenzione del 1997 non era limpida su tale punto. Ma secondo Villa Greppi tutto il resto era lapalissiano, compreso il comportamento della società edificatrice.
La proprietà negata
Inaspettatamente nel 2022 era invece arrivata dal giudice una sonora bastonata. L’Amministrazione aveva presentato ricorso in Appello, dove i giudici avevano caldamente invitato le parti a trovare un’intesa extragiudiziale.
L’accordo raggiunto dai legali del Comune con la controparte era stato visto dal Consiglio comunale all’unanimità come una resa senza condizioni: prevedeva la rinuncia alla proprietà degli immobili e, in cambio della cancellazione del vincolo dell’utilizzo degli stessi per finalità sociali, il versamento di 50mila euro da parte della società.
La minoranza di Vivere Cernusco aveva calcolato che la società edificatrice con tale operazione, versando 50mila euro, avrebbe poi potuto mettere in vendita come residenziali i due locali, incassare circa 800mila euro e con questi saldare ampiamente il prestito della Regione concesso nel 1997 per l'edilizia sovvenzionata e che scadrà il prossimo anno.
Cristina Bassani, avvocata del Comune, aveva fortemente suggerito di perseguire tale strada in quanto la possibilità di soccombere era alta e i risvolti economici avrebbero potuto essere rilevanti. Mentre la Giunta in un primo momento aveva seguito l’indicazione, i consiglieri a settembre, avevano deliberato di ignorarla.
La nuova sconfitta
Recentemente è arrivata la nuova sentenza, avversa al Comune, ma non in modo catastrofico.
Il Comune è stato condannato a pagare spese di lite e contributo unificato per un totale di circa 13.400 euro. Tuttavia la Corte ha riconosciuto che sui locali vige un vincolo di servitù perpetuo a uso pubblico. Quindi, non ci sarà pericolo che materna e servizio sanitario debbano sloggiare, come invece possibile secondo l’accordo transattivo proposto dai legali che avevano suggerito di non ricorrere in Appello.
L'Amministrazione non si dà per vinta. L’assessore al Patrimonio Daniele Restelli ha spiegato che però ricorrere in Cassazione potrebbe non essere efficace. Lo sarebbe se si ravvisassero vizi nelle sentenze precedenti, ma non si possono aggiungere elementi di novità, che non erano stati portati già nel primo grado di giudizio, come invece vorrebbe Villa Greppi, che ritiene di non avere tirato in quella sede tutte le frecce che aveva in faretra.
C'è dunque l'ipotesi di ripartire con una nuova storia e con un altro professionista per la tutela legale.