Processo al Tar

Braccio di ferro in Tribunale: “Ridateci 500mila euro di oneri di urbanizzazione”

La vicenda incentrata su un intervento urbanistico a Cambiago si è conclusa (in primo grado) con un sospiro di sollievo da parte del Comune

Braccio di ferro in Tribunale: “Ridateci 500mila euro di oneri di urbanizzazione”

Tra un milione e 500mila euro c’è una bella differenza. Non a caso una società ha presentato un ricorso perché convinta che il Comune di Cambiago avesse fatto male i calcoli, chiedendole di versare una cifra doppia rispetto a quella effettivamente dovuta.

Battaglia al Tar sugli oneri di urbanizzazione

Alla fine l’Amministrazione ha potuto tirare un sospiro di sollievo, ma in “calcio d’angolo”. Il Tar, infatti, ha respinto il rincorso solo perché tardivo e quindi irricevibile, compensando le spese di lite e senza entrare nel dettaglio delle doglianze avanzate dal privato.

Ma andiamo con ordine. La vicenda è incentrata sugli oneri di urbanizzazione (primaria e secondaria), sullo smaltimento rifiuti e sul costo di costruzione chiesti dal Municipio per un grosso intervento edilizio eseguito a partire dal 2022: l’abbattimento e la ricostruzione di un grande edificio logistico in viale delle Industrie. Quando la società presentò le pratiche, il Municipio quantificò in 1.030.000 euro la cifra da versare: il 50% subito, la restante parte a rate, l’ultima delle quali è scaduta nell’autunno del 2023.

La vicenda al centro del contendere

Tutto bene, verrebbe da dire. Almeno fino a quando l’operatore ha deciso di fare un accesso agli atti per recuperare la delibera utilizzata dall’ente per quantificare il dovuto. Datata 2013, non fa di fatto alcuna distinzione tra gli edifici frutto di costruzione ex novo e altri, come nel caso in questione, che sono invece sorti a seguito di abbattimento e riedificazione. Una tipologia, quest’ultima, che in base alla normativa in materia (la Legge regionale 12 del 2005, poi via via aggiornata) prevede incentivi e sconti pari almeno al 60% sugli oneri per interventi di cosiddetta rigenerazione urbana. Nonostante questo, il Comune avrebbe continuato ad avvalersi della deliberazione nella quale l’ipotesi della demolizione con ricostruzione risulta ancora oggi impropriamente assimilata a quella, ben diversa, della «nuova costruzione», anche sotto il profilo del calcolo degli oneri.

Il ricorso della società per chiedere indietro 500mila euro

Calcolatrice alla mano, la società avrebbe dovuto pagare non il milione di euro e rotti effettivamente versato, bensì “solo” 515mila euro. Da qui la presentazione del ricorso, per chiedere in primis la restituzione delle somme corrisposte in eccedenza, oltre all’annullamento della delibera contestata.

Il privato, negli atti, ha parlato di “ingiusto trattamento differenziato, particolarmente pregiudizievole sul piano economico per gli interventi edilizi di demoricostruzione realizzati a Cambiago”. Per questi interventi, infatti, i proponenti sarebbero costretti a pagare gli oneri come se si trattasse di una nuova costruzione, che comporta anche il consumo di altro suolo libero.

“La medesima categoria di intervento, eseguita in qualsiasi altro Comune, comporterebbe l’applicazione degli oneri più ridotti della ristrutturazione edilizia”, ha sottolineato la società tramite il proprio legale, secondo il quale il Municipio avrebbe dovuto rivedere (al ribasso) gli indici inseriti nella tabella allegata alla delibera del 2013.

Il Comune vince il primo round in Tribunale

Come prima cosa, l’Amministrazione ha sottolineato nella difesa che il ricorso è stato tardivo, ossia presentato oltre il tempo utile. Una tesi che il Tar ha sposato, anche perché l’ammontare degli oneri era stato calcolato proprio dalla ricorrente, nel 2022, utilizzando la tabella che poi, l’anno dopo, a seguito dell’accesso agli atti, è stata contestata. Ma troppo tardi, al netto delle perplessità di sostanza messe nero su bianco nel ricorso respinto e dell’eventuale “lesività e concreta illegittimità della delibera impugnata”.