Alganesh Fessaha racconta la sua storia di servizio verso gli ultimi
In occasione del Sabato Santo, la testimonianza di chi ha vissuto il dramma umanitario delle migrazioni e dona la sua vita per ridare dignità e speranza a molte persone
Alganesh Fessaha è intervenuta sabato 19 aprile 2025 in un incontro organizzato in chiesa Sant’Alessandro a Melzo per richiamare l’attenzione sulle sofferenze e le ingiustizie del mondo.
L’attivista italo eritrea infatti si batte per i profughi, i bambini abbandonati e le donne vittime di violenza da oltre vent'anni. È presidente dell’Ong Gandhi Charity ed è stata insignita del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Una seconda vita dedicata agli altri
Alganesh Fessaha nasce in una famiglia benestante che la manda a studiare in Italia dove si laurea all’università Cattolica. Inizia a lavorare come direttrice marketing di una grande azienda, si sposa e ha una figlia.
Durante un viaggio di lavoro in Sudan però si rende conto in prima persona degli orrori della guerra e delle pessime condizioni di vita di tanti bambini rimasti orfani. Da quel momento decide di dedicare la sua vita al servizio dei rifugiati e di coloro che scappano dalla propria terra. Trascorre poi sette anni e mezzo tra Etiopia, Sudan ed Egitto dove cerca di salvare i migranti incarcerati e torturati dai trafficanti.
Non voltare lo sguardo
Ora lei e la sua associazione sono presenti in 12 Paesi africani e in India con campi profughi (e scuole per i bambini) dove accogliere e accudire le vittime della tratta migratoria. Le persone che arrivano in questi campi scappano da guerre e persecuzioni e nel loro viaggio hanno subito violenze, abusi e torture.
La dr.ssa Fessaha si impegna anche in prima linea per sollecitare la politica e collaborare con gli enti preposti al fine di debellare il traffico di esseri umani, come lei stessa ha ribadito:
Il male c’è ancora, la sofferenza c’è ancora; io non smetterò mai di lottare. Non chiudiamo i nostri occhi e il nostro cuore: chiunque soffre e chiunque muore è nostro fratello.