Un incontro con Mariano Gallo, in arte la drag queen Priscilla, una delle più famose in Italia, per parlare di omotransfobia e bullismo a scuola. L’iniziativa è avvenuta lunedì 4 aprile 2022 all’Itc Nizzola di Trezzo.
Trezzo, un pomeriggio a scuola per parlare di bullismo
L’incontro, voluto dai ragazzi, è stato inserito nel progetto “Sei unico… ma non l’unico”, il programma innovativo preparato dalla dirigenza scolastica per affrontare con gli studenti temi come il bullismo, la violenza di genere o i disturbi alimentari in giovane età. Argomenti molto sentiti tra gli alunni del Nizzola che, nelle scorse settimane, hanno fondato a scuola un club inclusivo promotore di questo tipi di eventi.
Così, la scuola li ha accontentati, invitando sul palco dell’auditorium alcuni esperti dell’associazione I ken di Napoli, Carlo Cremona e Marco Taglialatela, da anni impegnati nella lotta per i diritti gay in Italia, per parlare con i giovani. I due, però, non si sono presentati da soli e hanno esteso l’invito al loro amico Mariano Gallo, in arte Priscilla.
Mariano Gallo: “Sul palco combatto gli stereotipi della società”
Conduttrice televisiva, cantante, attrice: Priscilla è la drag queen italiana forse più famosa in Italia. “Drag queen” è un termine inglese che indica gli artisti che si esibiscono in canti, imitazioni, cabaret e balli indossando trucco e abiti femminili.
Queste le parole che ha voluto lasciare ai ragazzi:
“Una drag queen non è soltanto un uomo omosessuale con una parrucca in testa che sfoggia sul palco la propria femminilità, è molto di più per me: in quel momento sto mostrando al pubblico la mia parte più intima e personale. Sul palco combatto gli stereotipi della società. Quello che bisogna far capire è che il valore delle persone non dipende dalla mascolinità ma da cosa si fa e da come ci si comporta nei confronti del prossimo. Tra gli studenti ci sarà sicuramente qualcuno che sta vivendo un periodo di transizione e di confusione della propria sessualità: il mio consiglio è di accettarla e non aver paura a parlarne con i genitori, gli amici o i professori”.
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