Bandi più accessibili: Anci Lombardia lancia lo Sportello Europa

Intervista al presidente Virginio Brivio, che è anche sindaco di Lecco.

Bandi più accessibili: Anci Lombardia lancia lo Sportello Europa
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«Gli enti locali ma anche i cittadini sono chiamati a una nuova sfida con l’Europa: l’aver attivato come Anci Lombardia lo Sportello Europa significa creare un rapporto diretto con l’istituzione di Bruxelles, un accesso più semplice ai bandi europei e usufruire di risorse aggiuntive rispetto a quelle dei bandi che vengono veicolati attraverso lo Stato e le Regioni. Servono relazioni dirette – anche per coltivare rapporti con altre città, territori e Paesi – perché il presupposto di una partnership deve essere reale e non improvvisato alla vigilia del bando. Ma non si tratta solo di un fattore economico bensì di un discorso più politico e culturale che spero possa portare nuovi vantaggi».

Virginio Brivio, sindaco di Lecco e presidente di Anci Lombardia, è un convinto europeista, anche se non nasconde le criticità.

Intervista al presidente di Anci Lombardia

E’ per questo motivo che negli ultimi tempi state lavorando molto sull’Europa? Recentemente avete organizzato due Consigli comunali aperti, a Desio e a Crema, mentre il 9 maggio avete promosso una Giornata per l’Europa nella sede di via Rovello a Milano…

«E’ indispensabile allargare gli orizzonti, non possiamo limitarci a partecipare ai bandi attraverso consulenti o società esterne: queste competenze dobbiamo crearle anche al nostro interno ed è per questo motivo che Anci Lombardia ha attivato lo Sportello Europa. Il dialogo diretto con Bruxelles diventa motore di risorse e crescita professionale, non solo economico. Abbiamo sempre creduto nell’Europa dei popoli e non solo dei Paesi: le migliori relazioni si costruiscono dal basso. Ed è quello che stiamo cercando di fare».

In tempi in cui dominano sovranismi e populismi sembrava non esserci spazio per l’Europa…

«L’interesse esiste, lo dimostrano gli incontri che abbiamo promosso sin qui. Europa c’è, è una realtà, deve solo essere migliorata».

Sulla sicurezza lei ha più volte sostenuto che in Lombardia esiste già un modello partecipativo. Cosa significa nel concreto?

«Molti Comuni hanno fatto accordi con la Prefettura, ci sono progettualità territoriali interessanti, progetti di videosorveglianza che vedono collaborare la Polizia locale con le Forze dell’ordine per controllare le zone più a rischio, monitoriamo i rischi di infiltrazioni mafiose negli appalti… Ci siamo mossi per tempo. Ma ora vogliamo condividere ancora meglio queste informazioni».

Recentemente avete stipulato un accordo con Ana sui temi della sicurezza e della protezione civile. Con quali obiettivi?

«Abbiamo bisogno di rafforzare le competenze dei gruppi comunali di Protezione civile, che hanno un’eccellente conoscenza del territorio ma non raggiungono il livello delle competenze tecniche dell’Ana. Gli Alpini hanno una capacità operativa di gestire le emergenze che vanno ben al di là dell’ordinario e questa collaborazione permetterà a tutti di fare un salto di qualità».

Il sito che Poste Italiane ha dedicato ai piccoli Comuni ha visto anche la collaborazione di Anci. Perché?

«Abbiamo valutato molto positivamente lo scorso autunno la posizione del Governo quando ha affrontato il tema della razionalizzazione degli uffici postali. Sono un presidio territoriale importante. Partendo da questo presupposto le Poste hanno dato la loro disponibilità a dare vita a nuovi servizi e a gestire le tesorerie dei piccoli Comuni, meno complesse e più remunerative, che oggi non sono considerate più appetibili dalle banche mentre per gli enti locali costituiscono un anello finale di una procedura complessa anche per pagare tempestivamente le imprese che lavorano con noi. La disponibilità di trasformare l’ufficio postale in uno sportello in grado di erogare nuovi e maggiori servizi non poteva che vedere anche la nostra collaborazione».

Anci Lombardia è stata protagonista di una campagna per la donazione di organi di straordinario e inaspettato successo. Avete superato il tetto del milione di donazioni, cioè il 25% del dato nazionale. Come ci siete riusciti?

«Dobbiamo ringraziare la collaborazione delle associazioni dei donatori e soprattutto del personale dell’Anagrafe dei Comuni lombardi. Non è così scontato, nel momento del rinnovo della carta di identità o di un altro documento anagrafico, far riflettere i cittadini sul tema della cultura del dono. La necessità non è più solo quella della donazione degli organi quando una persona lascia la vita terrena. La scienza sta facendo passi da gigante e ha la necessità di poter fare ricerca su tessuti tra vivi e di organi non vitali per risolvere problemi delicati come la leucemia. I funzionari e i dipendenti degli Uffici Anagrafe sono riusciti a fare tutto questo e come Anci siamo contenti».

Anci Lombardia ha recentemente sottoscritto una accordo di collaborazione con il Gruppo Netweek, che in Lombardia edita 30 settimanali. Con quali obiettivi?

«Abbiamo bisogno di raggiungere tutti gli amministratori, anche quelli dei Comuni più piccoli, soprattutto quelle persone che – oberate dalla loro attività professionale e amministrativa – non sempre riescono a seguire puntualmente tutta l’attività che viene promossa da Anci. L’accordo con Netweek ci permetterà di intensificare questa azione e avvicinare un maggior numero di cittadini e di imprese a far conoscere meglio le battaglie, i servizi e le iniziative che Anci promuove. E’ pure un modo per rendere conto con trasparenza quanto facciamo».

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