La “febbre del gas” è definitivamente scesa in Martesana. Anche se in realtà, al netto delle proteste ambientaliste dei decenni passati, forse non è mai salita, visto che i risultati sono stati deludenti in fatto di quantità di materiale prelevato dal sottosuolo. Una situazione che ha spinto il “cane a sei zampe” a definire non più strategica l’operazione.
Eni chiude il pozzo d’estrazione tra Carugate e Pessano
Eni, infatti, sta ufficialmente smantellando anche il suo secondo impianto di estrazione. Si tratta del cosiddetto “Pozzo Seregna 2”, nei campi agricoli ai confini tra Carugate, Cascina Valera di Pessano con Bornago e Caponago, che fa seguito alla più datata chiusura del “Seregna 1”, finalizzato anch’esso alla ricerca della cosiddetta gasolina, un gas di petrolio liquefatto dalle caratteristiche simili alla benzina che ai tempi era considerato un’importante materia prima per alimentare l’industria pesante.
Il progetto di bonifica già avviato in un altro sito
In un terreno a ridosso della piattaforma ecologica di Carugate, infatti, le “trivelle” sono state smantellate da tempo. Qui è già in corso un progetto di bonifica da 12 milioni di euro, finanziato proprio da Eni e figlio del Piano di governo del territorio approvato sul finire della prima Amministrazione guidata dal sindaco Luca Maggioni, finalizzato alla rigenerazione urbana e ambientale del sedime. Quest’ultimo, poi, verrà ceduto al Comune e destinato ad area verde pubblica e accessibile a tutti.
Se la partita del “Seregna 1” è chiusa, al netto della bonifica in atto, quella del “Seregna 2” è in corso. Il sito tra Carugate e Pessano (ricade ufficialmente nel territorio di quest’ultimo) è raggiungibile attraverso una stradina sterrata, perpendicolare alla Strada provinciale 242 che collega i due Comuni e che da alcune settimane e percorsa dai mezzi da lavoro.
Quando scoppiò la “febbre dell’oro nero”
Negli anni Settanta c’era stata la volontà di utilizzare il giacimento. E infatti non solo Eni aveva eseguito le opportune trivellazioni, ma aveva anche realizzato una testa di pozzo alla quale agganciarsi per le successive estrazioni. Per diversi anni il progetto era stato, però, abbandonato e nel frattempo il centro abitato si era avvicinato al punto dell’estrazione, che si trova tra l’altro all’interno del Parco Molgora e del Parco Agricolo Nord Est. Nel 2001 Eni tornò sui sui passi, per avviare l’attività di prelievo del materiale. E, tra vari chiari di luna, passi in avanti e poi all’indietro, si arriva a oggi, con la totale dismissione. Una vicenda che, se ben si pensa, sembra un capitolo del docufilm di 60 anni fa, quello voluto da Enrico Mattei, relativo alla scoperta del metano nella Pianura padana: “L’Italia non è un Paese povero”.