Sistemazione

Da decenni veglia sulla città: nuove panchine per la Madonnina della Ca’ Storta

Un gruppo di cittadini di Melzo si è attivato per riqualificare il luogo di culto, trovando la sponda dell'Amministrazione e dei Geppetti, l'associazione di falegnami cittadini

Da decenni veglia sulla città: nuove panchine per la Madonnina della Ca’ Storta

Una devozione scolpita nella storia e nei cuori di tanti melzesi che, grazie alla rete di relazioni e al passaparola, ha permesso di mantenere viva una bella tradizione sconosciuta ai più. Pregare alla Madonnina della Ca’ Storta sarà ancora agevole e comodo grazie alle nuove panchine realizzate dai falegnami dell’associazione I Geppetti di Melzo.

La devozione alla Madonna della Ca’ Storta

Il prevosto don Renato Fantoni ha benedetto le sedute posizionate nei pressi della cappella di via Erba, un luogo di preghiera e di socializzazione per tante donne che, a cadenza fissa, si ritrovano di fronte al dipinto di Maria Ausiliatrice per recitare il Rosario e, nelle belle giornate, per godersi il sole e la compagnia. Negli ultimi tempi, però, le due panchine posizionate nei pressi dell’altare si erano deteriorate e una, addirittura, era stata rimossa perché pericolosa.

Così abbiamo chiesto aiuto a un “amico”, Marco Bottani, che ha contattato il vicesindaco Lino Ladini, che si è attivato per patrocinare la sistemazione delle sedute

hanno raccontato le donne. Il Comune ha acquistato il legno, ma le capacità manuali le hanno messe i volontari dei Geppetti che nel giro di qualche mese hanno confezionato le nuove panchine che sono state benedette da don Renato. Davanti a una quarantina di persone che si sono ritrovate appositamente per celebrare questo momento bello di comunità.

La storia della cappellina

Ma anche di storia. Una finestra sul passato che non deve andare persa.

I racconti tramandati dai vecchi melzesi dicono che la devozione risalga a un episodio “miracoloso” avvenuto in questo luogo dove ai tempi sorgeva una rudimentale immagine della Madonna – hanno proseguito – Un carrettiere si ribaltò nel fossato e, nella caduta, perse la vita il suo cavallo ma lui si salvò. Così alcune famiglie decisero di erigere l’edicola con una nuova immagine realizzata con tessere di mosaico dipinte a mano.

E con il passare dei decenni sono sempre stati i melzesi a prendersi cura del luogo, abbellendolo e custodendolo con pazienza e amore. Il nome Ca’ Storta, invece, richiama il vicino edificio, un tempo trattoria e poi abitazione privata, che ha visto le trasformazioni della Melzo che da paese rurale è diventata città moderna.

Quando ero bambino venivo in questa cappella, ma all’epoca c’erano solo campi – ha ricordato Ladini – Oggi ci sono aziende e capannoni, ma è bello vedere che la Madonnina della Ca’ Storta è ancora al suo posto.

A vegliare e a proteggere la città e i suoi abitanti come ha sempre fatto.