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Melzo Incontra: segnali di speranza in Siria

Sabato sera l’ultimo incontro serale della manifestazione ha messo al centro la difficile situazione umanitaria della Siria evidenziando però i segnali di speranza nell’incertezza

Melzo Incontra: segnali di speranza in Siria

A Melzo Incontra si torna a parlare di Medio Oriente dopo la testimonianza sulla Terra Santa. Le dinamiche della macroregione infatti non si possono ridurre a quanto sta accadendo a Gaza; i futuri di diversi popoli sono intersecati in un intreccio geopolitico complicato da districare. Il focus sulla Siria ha voluto mostrare le possibilità di pace e riconciliazione attraverso gli occhi di chi conosce molto bene quel territorio.

La convivenza tra popoli

Durante l’incontro sono intervenuti Monsignor Giorgio Bertin, presidente di Caritas Medioriente e Nord Africa, Davide Chiarot, operatore di Caritas italiana (in collegamento da Damasco) e Alberto Mazzucchelli, ingegnere che ha progettato un monastero in Siria. Ha moderato il dialogo Elide Arrigoni.

La situazione in Siria è resa particolarmente complessa dalla presenza di diversi popoli, con identità molto forti, che vivono sotto la stessa bandiera. La maggioranza dei siriani sono musulmani sunniti ma sono radicate nel Paese diverse minoranze: alawiti (appoggiati militarmente dall’Iran), drusi e curdi. Si stima che i cristiani presenti in Siria siano circa il 10% della popolazione, mentre arrivano al 50% nel vicino Libano.

In questo crogiuolo di popoli non mancano le tensioni ma nemmeno le scintille di speranza. Il 22 giugno di quest’anno si è verificato un attentato terroristico nella chiesa cattolica di Sant’Elia a Damasco quando un estremista si è fatto esplodere uccidendo 25 persone. Dopo questo attacco atroce però ci sono stati molti musulmani che hanno condiviso il lutto della comunità cristiana, esprimendo disappunto e condanna verso l’azione.

Il cambio di regime

Davide Chiarot è arrivato in Siria nel gennaio 2023 ed era presente quando le forze di opposizione guidate da al Jawlani hanno rovesciato il precedente governo di al Assad, poi fuggito in Russia. Egli ha quindi raccontato la paura e l’incertezza di quei giorni.

Io ero qui ad Aleppo quando c’è stato il cambio di regime. C’era molta paura e molte persone temevano di ripiombare nella guerra civile e di vedere la città assediata. Si temeva un bagno di sangue ma in realtà il cambiamento è avvenuto in dieci giorni.

La Siria aveva già vissuto un lungo periodo di guerra civile dal 2011 con scontri tra fazioni che in realtà non hanno mai deposto formalmente le armi fino all’ultimo colpo di stato. La speranza di tanti siriani ora è quella di pensare alla rinascita, anche se rimangono molti problemi come le milizie armate e il traffico di droga.

La nascita del monastero

Alberto Mazzucchelli invece ha iniziato a lavorare in Siria nel 2010, quando il suo studio ha avviato una collaborazione con l’ordine cistercense. Mazzucchelli ha progettato un monastero di monache di clausura sulla collina di Hazer, al confine con il Libano. Questa esperienza è stata per lui molto significativa non solo dal punto di vista professionale:

Fino ad allora – ha esordito – ero convinto di saper fare il mio mestiere; questo progetto mi ha fatto capire quanto fosse importante entrare nel mistero dell’uomo. Sono enormemente grato per questa esperienza e per il bagaglio culturale e umano che mi ha dato.