il caso

“Manca la prova che gli volesse bene”. Detenuto non può salutare il nipote defunto

Il magistrato non ha concesso il permesso di uscire dal carcere di Bollate per partecipare ai funerali

“Manca la prova che gli volesse bene”. Detenuto non può salutare il nipote defunto

I funerali di Salvatore, originario di Cassano, che si è spento a 40 anni, sono stati celebrati nel pomeriggio di venerdì della scorsa settimana nella parrocchia dell’Annunciazione, ma l’amato zio, detenuto nel carcere di Bollate, non ha potuto partecipare perché il magistrato del Tribunale di Sorveglianza di Milano non ha firmato il permesso.

Non ha potuto dire addio al nipote

Il 52enne non è potuto neanche andare alla Sala del commiato del cimitero, dove si sono raccolti i parenti tra cui papà Giuseppe e mamma Teresa, sorella del carcerato. Sono stati proprio i familiari a contattare l’avvocato Gianpiero Verrengia per chiedergli di presentare la documentazione necessaria affinché lo zio di “Salva”, come lo chiamavano gli amici, potesse essere presente.

Mi hanno inviato la dichiarazione di parentela, il certificato di morte e le informazioni su orari e luoghi in cui si trovava la salma e del funerale per inoltrare la richiesta di permesso in modo che il congiunto potesse partecipare alle esequie. I tempi sono stretti in questi casi, così mi sono subito attivato inviando la domanda per instradare la pratica, che prevede diversi passaggi tra cui la firma del magistrato, la lettera da mandare al carcere e poi la preparazione della scorta

ha spiegato il legale.

Da qui sono iniziati gli “intoppi”.

E’ arrivato il diniego con la motivazione della mancanza di atti che dimostrassero il rapporto di parentela e attestassero la prova di una relazione affettiva costante. Ho quindi informato i parenti e loro, negli ultimi momenti concessi per salutare il 40enne prima dell’inizio del funerale, hanno lasciato la Casa del commiato per recarsi in Comune e avere il certificato necessario. Ho presentato nuovamente la documentazione e aggiunto poi, appena mi hanno informato i familiari, che il nipote era tra le persone autorizzate a fare visita allo zio in carcere per i colloqui. Mi ha rattristato e toccato molto il fatto che, negli ultimi minuti con il proprio caro, i genitori abbiano lasciato la salva per avere una certificazione. Questo dimostra quanto ci tenessero alla sua presenza

ha proseguito Verrengia.

Il detenuto non risulta essere un soggetto pericoloso o a rischio fuga e non ha mai ricevuto rilievi disciplinari da quando è in galera. Ma il permesso non è arrivato lo stesso.

Il servizio completo nell’edizione della Gazzetta dell’Adda in edicola e nell’edizione sfogliabile online per smartphone, tablet e Pc da sabato 20 settembre 2025.