Caso Sgroi, le minoranze torna a chiedere le dimissioni del sindaco accusato di violenza sessuale
Dopo le recenti ammissioni e dichiarazioni del sindaco di Rivolta d'Adda, il gruppo consiliare è tornato a ribadire con forza la propria richiesta

Non solo un caso giudiziario. Quello che dallo scorso maggio vede protagonista il chirurgo e sindaco di Rivolta Giovanni Sgroi, continua a essere anche un caso politico. Del tutto aperto.
Dolorosa consapevolezza
Nei giorni scorsi, attraverso il suo legale Stefano Toniolo dello "Studio Martinez&Novebaci" il sindaco - oggi sospeso - ha rotto il silenzio nel quale si era trincerato dopo essere finito agli arresti domiciliari con la gravissima accusa di violenza sessuale ai danni di alcune sue pazienti. L'avvocato che ha parlato di "atteggiamento di dolorosa consapevolezza" ha così lasciato intendere una svolta nella strategia difensiva del medico, improntata secondo quanto emerge alla collaborazione con gli inquirenti.
Fuori alle aule di tribunale, però, il caso Sgroi acquista anche un enorme peso politico. Oggi, 31 luglio, i gruppi di minoranza di Rivolta Partito Democratico e "Rivoltiamo" non sono rimasti in silenzio: già dopo l’arresto di Sgroi, avvenuto a maggio, "abbiamo cercato un’interlocuzione con alcuni componenti della maggioranza consiliare - ha dichiarato la capogruppo di Rivoltiamo Elisabetta Nava - per capire se fossero disposti a presentare congiuntamente una mozione di sfiducia al sindaco o a dimettersi insieme a noi al fine di fare cadere il Consiglio. Ogni tentativo è stato infruttuoso".
La minoranza chiede dimissioni immediate
Vano anche l’appello alle dimissioni di metà dei consiglieri comunali presentato dal gruppo di minoranza un mese dopo l’arresto. Ora però, dopo le recenti ammissioni e dichiarazioni del sindaco, il gruppo consiliare è tornato a ribadire con forza la propria richiesta.
"Chiediamo le immediate dimissioni di Sgroi, che sarebbero dovute arrivare subito e che ora sono imprescindibili - si legge nella nota diffusa ieri, giovedì - Se già stridevano le parole di vicinanza a Sgroi della vicesindaca Marianna Patrini nei giorni immediatamente successivi all’arresto, ancor più oggi con le “prime ammissioni sugli abusi”, il silenzio dell’intera maggioranza risulta del tutto inaccettabile per il rispetto dell’istituzione del Comune di Rivolta d’Adda. Nessuna delle persone che siedono in Consiglio in maggioranza si senta escluso dall’appello. Ribadiamo la nostra volontà di contribuire a cambiare la situazione dimettendoci, pur sapendo che l’arrivo di un commissario non sarà un bene per il paese, ma anche consci che si tratta di arrivare alle elezioni della primavera del 2026".
A fare eco alla Nava anche il segretario del Pd Daniele Cantarini.
"Le recenti notizie di Sgroi rendono ormai improcrastinabili le sue dimissioni - ha sottolineato - La misura è colma. Il sindaco deve lasciare il suo incarico immediatamente. Il rapporto fiduciario tra il primo cittadino e la comunità rivoltana è, nei fatti, definitivamente compromesso. È necessario restituire dignità a Rivolta d’Adda e alla sua cittadinanza. Per questo motivo, ribadiamo con forza la richiesta di nuove e anticipate elezioni, affinché le cittadine e i cittadini di Rivolta possano tornare a esprimere liberamente la propria volontà democratica. Abbiamo ormai superato ogni limite di decenza istituzionale. Se il sindaco non rassegnerà le dimissioni, sarà compito della maggioranza assumersi la responsabilità politica di questa crisi e restituire dignità al paese dimettendosi in blocco, accogliendo l’appello lanciato da Rivoltiamo e aprendo la strada a nuove elezioni".