Ha un nome il corpo dell’alpino trovato dopo un secolo sull’Adamello

A dare la notizia è l’Ufficio beni archeologici della Provincia della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento.

Ha un nome il corpo dell’alpino trovato dopo un secolo sull’Adamello

L’Adamello l’estate scorsa aveva restituito il corpo di un alpino, morto durante la Grande Guerra. Ora quel corpo ha un nome: si chiama Rodolfo Beretta, originario di Villa Raverio in  Brianza. Il soldato era stato rinvenuto a oltre 3mila metri ad agosto 2017.  Lo riporta giornaledimonza.it

Sull’Adamello i resti dell’alpino di Besana morto nel 1916

La notizia è ufficiale: appartengono a Rodolfo Beretta originario di Villa Raverio i resti dell’alpino brianzolo morto durante la Grande Guerra, nel novembre 1916, ritrovati sull’Adamello l’estate scorsa. A dare la notizia è stato l’Ufficio beni archeologici della Provincia di Trento.

Appartenente al distretto militare di Monza, Rodolfo Beretta, nato il 13 maggio 1886, era in forza al 5/o reggimento degli alpini. Sarebbe morto l’8 novembre 1916 con tutta probabilità a causa di una valanga.

I discendenti dell’alpino sono stati contattati attraverso Onor Caduti e l’amministrazione comunale brianzola. “Restituire un’identità a questo caduto – sottolinea il presidente della Provincia Ugo Rossi – a pochi giorni dalla grande Adunata degli Alpini, nel centenario della fine della Grande Guerra, ci fa sentire quegli eventi e quegli uomini ancora più vicini. E rafforza la nostra convinzione che la pace non debba essere mai data per scontata, ma al contrario vada costruita giorno dopo giorno, con le nuove generazioni, a partire dalla memoria”.

 

 

Contattati i discendenti

I discendenti dell’alpino sono stati contattati attraverso Onor Caduti e l’amministrazione comunale brianzola. “Restituire un’identità a questo caduto – sottolinea il presidente della Provincia Ugo Rossi – a pochi giorni dalla grande Adunata degli Alpini, nel centenario della fine della Grande Guerra, ci fa sentire quegli eventi e quegli uomini ancora più vicini. E rafforza la nostra convinzione che la pace non debba essere mai data per scontata, ma al contrario vada costruita giorno dopo giorno, con le nuove generazioni, a partire dalla memoria”.

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