Il Tar boccia il ricorso per fermare la Biopiattaforma
Respinto il tentativo dell'associazione Medicina democratica e di un centinaio di cittadini (anche di Cologno Monzese) di stoppare il progetto di riconversione dell'ex inceneritore di Sesto San Giovanni
Se non fosse stato per la compensazione delle spese legali, si sarebbe potuto parlare di una sconfitta su tutta la linea. È naufragato il ricorso che l’associazione Medicina democratica-Movimento di lotta per la salute e oltre cento cittadini (anche di Cologno Monzese) avevano presentato contro il progetto di riconversione in Biopiattaforma dell’ex inceneritore del Core di Sesto San Giovanni, a Cascina Gatti.
Il ricorso bocciato sulla Biopiattaforma
Il sodalizio e gli altri firmatari avevano chiesto al Tar di annullare il Pau, il Provvedimento autorizzatorio unico adottato nel 2021 da Città metropolitana, con il quale era stato dato il via libera alla trasformazione del termovalorizzatore a cura di ZeroC ("erede" del Core e reduce dall’uscita dalla compagine societaria dell’Amministrazione comunale colognese) e del Gruppo Cap, costituitosi in giudizio assieme a Palazzo Insimbardi.
I ricorrenti lamentavano "la lesione dell’interesse alla salvaguardia del territorio sotto il profilo urbanistico, ambientale e igienicosanitario", aggiungendo come l’intervento in questione si sviluppi su un’area "densamente abitata e in prossimità di alcuni istituti scolastici e di quartieri molto popolosi".
La sentenza del Tar
Nella sentenza del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia, pubblicata nei giorni scorsi, si evidenzia come Medicina democratica non abbia dimostrato la sussistenza dei requisiti di legittimazione a farsi portavoce per il "perseguimento di obiettivi di tutela ambientale: non ha depositato agli atti il suo statuto, sicché non è in alcun modo verificabile quali siano i suoi fini, la rappresentatività e il collegamento con la porzione di territorio interessata dal provvedimento impugnato".
Insomma, non ha fornito "alcuna indicazione utile o verificabile", limitandosi a elencare una serie di azioni giudiziarie intraprese in passato "ma relative a territori diversi da quello lombardo", hanno proseguito i giudici del Tar: dall’opposizione all’ampliamento dell’aeroporto di Firenze alla costituzione di parte civile nei processi di Porto Malghera e dell’Ilva di Taranto.
"Difetto di legittimazione"
Da qui la constatazione del "difetto di legittimazione dell’associazione". Ma lo stesso vale per il centinaio di cittadini che hanno messo in calce al ricorso la loro firma, senza però produrre i certificati di residenza "tali da documentare l’effettiva vicinanza delle loro abitazioni con i luoghi interessati dall’intervento", che si trova al di là della Tangenziale Est rispetto alla sede Mediaset, sul lato sestese.
"I ricorrenti si sono limitati a elencare i loro indirizzi di residenza, accompagnati da generiche e indimostrate indicazioni sulla distanza dall’impianto in questione", si legge nella sentenza.
Ma a mancare, per il Tar, è anche proprio l’interesse del ricorso. Quest’ultimo "difetta di una verosimile prospettazione relativa a un danno, sia pure potenziale e futuro, derivante dal provvedimento impugnato e dalle opere in questione", ossia la Biopiattaforma.
Il Pau ha dato il via libera a una riconversione che interessa un polo che era già in funzione (l’inceneritore), fonte di emissioni in atmosfera ben superiori di quelle ipotizzate per la Biopiattaforma. A Medicina democratica e alle persone fisiche firmatarie del ricorso toccava l’onere della puntuale dimostrazione del "danno asseritamente subìto", che però non c’è stata.
Il presupposto dei ricorrenti
I promotori del ricorso respinto dal Tar partivano da un presupposto. Secondo il loro parere, il progetto di Cap era stato presentato come ristrutturazione di un forno già esistente, mentre avrebbe dovuto essere instradato come "un impianto nuovo che necessita quindi di verifiche maggiori riguardanti, per esempio la sua collocazione molto vicina a case, parchi e scuole - avevano spiegato nel 2021 - Nell’autorizzazione questa verifica non è stata fatta, perché si è considerata la Biopiattaforma come una modifica di un impianto già presente".
Un polo energetico "green" nell’ambito dell’economia circolare quello di Cascina Gatti, che lavora già adesso la Forsu, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, per produrre per biometano, e che nel 2026 entrerà completamente a regime inserendo anche la linea dedicata ai fanghi di depurazione, per generare calore, energia elettrica e fertilizzanti.
Il passo indietro di Cologno Monzese da ZeroC
A fare la parte del leone in questo progetto sono il Gruppo Cap (che ha investito circa 50 milioni di euro) e ZeroC, società a capitale pubblico "erede" del Core dalla quale l’Amministrazione comunale colognese guidata dal sindaco Stefano Zanelli ha recentemente deliberato di uscire, lasciando la compagine nella quale rimangono invece i Municipi della Martesana di Pioltello e Segrate.
Un passo indietro che è stato all’origine della crisi di maggioranza e di Giunta aperta il 17 dicembre 2024, con il ritiro delle deleghe agli assessori di Csd Loredana Verzino e Andrea Arosio, e chiusasi a fine dicembre quando Zanelli, al termine di un confronto e un chiarimento con la lista, ha deciso di riassegnarle.