Viaggiava a 224 chilometri orari sulla Sp 104 a Truccazzano
L'Amministrazione ha fatto effettuare i rilievi sui veicoli in transito per chiedere a Città metropolitana di installare un autovelox
Un automobilista viaggiava a 224 kilometri orari sulla Sp 104 tra Truccazzano e Albignano. Lui era il più veloce, ma non era l'unico a superare i 200.
"Ci vuole un autovelox"
Già da tempo l'Amministrazione sostiene la necessità di installare un autovelox a causa della pericolosità di quel tratto di strada, a causa proprio della velocità eccessiva con cui viene affrontata.
La competenza però è di Città metropolitana. Per questo ormai quasi due anni fa il sindaco Franco De Gregorio ha accompagnato i tecnici di Palazzo Isimbardi a effettuare un sopralluogo nei tratti afferenti all'ex provincia. Per l'autovelox però, gli è stato chiesto di presentare uno studio dettagliato.
Il rilevamento
Così uno studio di architettura è stato incaricato di effettuare una analisi del traffico sulla Sp 104. I dati hanno fornito risposte eloquenti, con i risultati più clamorosi di un'auto che sfrecciava a 224 chilometri orari e di un camion a 180.
Il servizio completo nell'edizione della Gazzetta della Martesana in edicola e nell'edizione sfogliabile online per smartphone, tablet e Pc da sabato 27 gennaio 2024.
Hanno inventato i dossi artificiali, provate prima con quelli ma segnalateli bene, di notte sono estremamente pericolosi.
Fosse solo quello il tratto pericoloso, anche tutta la provinciale che va verso Liscate, la Rivoltana e per non parlare della stradina dentro Corneliano.
Ma se non c'è un autovelox come hanno fatto a rilevare la velocità e poi 224 allora e 180 un camion......si poi è passato un pedone a 80 allora
Condivido a proteggere la pista ciclabile con delle proiezione di cemento armato. Non è la prima volta che le macchine vanno a finire sulla pista ciclabile.
Si deve proteggere la pista ciclabile e pedonale,con dei guardreil in cemento, Anziché gli alberelli, se una macchina sbanda per qualsiasi ragione, finisce sui pedoni, perché non vi è una protezione seria, che quanto meno riduca il rischio di morte sicura