Fibromi e miomi uterini, capire come intervenire
La dottoressa Chantal Calia, dello staff di Ginecologia di Melzo, fa il punto su queste patologie e spiega il trattamento al Santa Maria delle Stelle
Parola alla dottoressa Chantal Calia, ginecologa dello staff ospedaliero del Santa Maria delle Stelle coordinato dal primario, il dottor Giovanni Losa. Per la rubrica "Parola all'esperto" approfondirà alcuni aspetti legati a fibromi e miomi uterini.
Leiomiomi: di cosa si tratta
I leiomiomi (fibromi, miomi) sono le lesioni uterine più frequentemente osservate durante il periodo fertile. Sono neoplasie benigne, estrogeno sensibili, costituite da una componente muscolare liscia e da una componente fibroso-connettivale. Tali formazioni, generalmente nodulari, possono variare molto in numero, posizione e dimensioni.
L’incidenza varia dal 20 al 40% in età riproduttiva a seconda delle casistiche, fortemente influenzata da fattori come etnia e familiarità. I miomi possono causare aumento della quantità del flusso mestruale e interferire con la riproduzione. Dopo il taglio cesareo, i miomi sono la principale indicazione chirurgica nelle donne e la prima voce di spesa sanitaria in ambito ginecologico.
La prevalenza aumenta con l’età, essendo molto bassa prima dei 20 anni, crescendo gradualmente sino a raggiungere un picco in epoca pre-menopausale, tra i 40 e i 50 anni. Le stime di prevalenza sono molto variabili in base alla metodica diagnostica (esame fisico, ecografia transvaginale o transaddominale, esame istologico su utero asportato) e all’attenzione dell’esaminatore nei confronti delle lesioni di limitate dimensioni. In linea generale, da un terzo a metà delle donne ultra40enni è portatrice di miomi uterini.
Come si presenta
L’aspetto ecografico di un mioma uterino tipico è di una formazione rotondeggiante, dotata di una pseudocapsula, a ecogenicità variabile, spesso dotata di striature e coni d’ombra posteriori e la vascolarizzazione è principalmente scarsa o moderata. La descrizione ecografica definisce dimensioni, sede, numero, ecogenicità, vascolarizzazione e distanza dal margine libero miometriale ed endometriale.
I sintomi
Nel 40% dei casi circa richiedono un trattamento poiché sintomatici. I sintomi più comuni sono: sanguinamento anomalo che può causare anemia, dolore o senso di peso pelvico, disturbi da ingombro. Non sono stati individuati efficaci interventi di prevenzione primaria. Nel counseling è indispensabile prendere in considerazione oltre ai sintomi, l’età, le precedenti gravidanze e il desiderio riproduttivo. Vanno inoltre considerate le caratteristiche ecografiche e la velocità di crescita della formazione miometriale per porre il sospetto in quei rarissimi, ma possibili casi di sarcomi uterini.
Il trattamento
Il trattamento può essere di tipo medico per le pazienti in età fertile (terapia progestinica, estroprogestinica, posizionamento di spirale medicata) o per quelle candidabili a terapia chirurgica o in età peri-menopausale (analoghi del GnRh che inducono una menopausa farmacologica), con l’obiettivo di controllare il sanguinamento eccessivo, il dolore e i sintomi da ingombro correlati, oppure di tipo chirurgico: in base all’età, al desiderio di prole e/o conservazione dell’utero e alla tipologia dei miomi per localizzazione, sede e numero; l’approccio chirurgico può essere conservativo (miomectomia laparotomica, laparoscopica o isteroscopica) oppure demolitivo (isterectomia).
Nelle donne in età riproduttiva, che desiderano una gravidanza, l’intervento chirurgico va eseguito se il mioma impedisce la gravidanza o se le dimensioni possono determinare problemi in caso di gravidanza futura, poiché in gravidanza i miomi tendono a crescere di dimensioni. Nelle donne prossime alla menopausa va tenuto presente che i miomi, dopo la menopausa, tendono lievemente a regredire. Solo in pazienti selezionate che rifiutano o non sono candidabili alla chirurgia viene proposta l’embolizzazione delle arterie uterine.
L'adenomiosi
L’adenomiosi è una condizione estrogeno-sensibile che colpisce le donne in età fertile. È dovuta alla presenza di endometrio nella parete muscolare dell’utero (miometrio) in grado di provocare una reazione infiammatoria cronica caratterizzata da ispessimento della parete uterina. L’adenomiosi può essere localizzata e nodulare (adenomioma) oppure interessare ampie aree della parete uterina, spesso a livello posteriore, dando luogo all’adenomiosi diffusa. Oggi si ritiene che forme lievi di adenomiosi colpiscano circa un quinto delle donne ultraquarantenni. Solo recentemente sono stati standardizzati alcuni criteri per la diagnosi non-chirurgica di adenomiosi mediante ecografia trans-vaginale e risonanza magnetica della pelvi (RM), metodiche con affidabilità equivalente.
La relazione tra adenomiosi e ridotta fertilità è dibattuta ma le più recenti evidenze supportano un’associazione causale. L’adenomiosi sembra ridurre le probabilità di concepimento e aumentare quelle di aborto e in recenti evidenze si è riscontrata un’associazione tra adenomiosi ed endometriosi. L’adenomiosi può essere causa di dismenorrea (mestruazione dolorosa) e di aumento della quantità del flusso mestruale e, in assenza di evidenti cause organiche di tali sintomi, potrebbe essere presente una forma moderata di adenomiosi che solo ecografisti esperti possono affidabilmente diagnosticare. Il trattamento dell’adenomiosi rimane ad oggi controverso e come per i miomi va contestualizzato all’età della paziente, alla gravità dei sintomi e al desiderio di gravidanza.
Come si affronta nell'ospedale di Melzo
La Struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo, diretta dal dottor Giuseppe Losa, ha organizzato da tempo uno specifico ambulatorio che prevede un percorso di diagnosi, trattamento e follow-up delle patologie ginecologiche benigne. Viene inizialmente posta la diagnosi ed effettuato il counseling relativo al trattamento medico o chirurgico. Nei casi in cui venga posta l’indicazione all’intervento chirurgico viene attivato il percorso di programmazione dell’intervento e fornite tutte le dettagliate informazioni relative ai tempi di attesa, di degenza e di recupero post-operatorio.