Lutto

Arcore saluta don Enrico, un pastore mite e umile che ha lasciato il segno nella sua comunità

Le esequie del 74enne don Enrico Caldirola sono state celebrate oggi pomeriggio, sabato 9 dicembre, nella chiesa del Santo Rosario di Arcore. Per anni era stato sacerdote a Melzo

Arcore saluta don Enrico, un pastore mite e umile che ha lasciato il segno nella sua comunità
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Oggi pomeriggio, sabato 9 dicembre 2023, Arcore si è fermata per l'ultimo saluto a don Enrico Caldirola, il 74enne sacerdote stroncato da un malore nella notte tra mercoledì 7 e giovedì 8 dicembre 2023. La chiesa del Santo Rosario ha faticato a contenere i tantissimi fedeli che hanno voluto salutare per l'ultima volta il loro amato pastore. Una comunità, quella della parrocchia del «Santo Rosario», che rimane orfana della sua guida, che verrà ricordata per i suoi modi gentili, umili e garbati, della sua grande capacità di ascolto e di fare silenzio per lasciare spazio alla voce del cuore.

In prima fila, accanto ai parenti, anche il sindaco di Arcore Maurizio Bono  (accompagnato dall'assessore alla Cultura Evi De Marco) e quello di Melzo Antonio Fusè.

Tantissimi i sacerdoti che hanno concelebrato la cerimonia funebre accanto a vicario generale monsignor Franco Agnesi che ha presieduto l'Eucaristia. Accanto a lui i sacerdoti che operano ad Arcore (Don Giandomenico Colombo, don Gabriele Villa, don Renato Vertemara e don Paolo Ratti), il decano don Angelo Puricelli il vicario Episcopale della zona di Monza monsignor Michele Elli.

Il messaggio dell'arcivescovo Delpini

"Desidero condividere la preghiera di suffragio e riconoscenza con coloro che hanno conosciuto, amato e stimato don Enrico - si legge nel messaggio di cordoglio scritto dall'arcivescovo Mario Delpini e letto durante le esequie da don Michele Elli - La sua morte improvvisa è motivo di sconcerto per noi tutti. Immagino che, invece, per don Enrico sia stato l'irrompere della gioia e della luce di Dio che lo ha accolto nella sua gloria. Il signore ti ha rivolto la sua parola, vieni servo buono e fedele, vieni amico dei poveri, vieni figlio amato, vieni con il tuo sorridere mite che conosce anche il velo della tristezza. Vieni con i tuoi affetti famigliari ed ecclesiali. Vieni per continuare a pregare, a stare vicino e ad ispirare le persone che hai tanto amato. Il signore gli ha rivolto l'invito e don Enrico ha prontamente ha risposto sì io vengo. Con affetto e dolore lo accompagnamo senza aver avuto il tempo di salutarlo. Ora, però, abbiamo il tempo di pregare per lui".

Don Enrico è morto nella sua abitazione di Merate

Il sacerdote, dall’animo gentile e garbato, è morto nel sonno nella sua abitazione, a Merate, dove tornava ogni sera per trascorrere la notte. A scoprire il suo corpo ormai privo di vita è stata l’anziana zia di don Enrico. La donna giovedì mattina la donna, non vedendo arrivare il nipote, si è recata nella sua stanza e ha scoperto il suo corpo ormai privo di vita. Ha immediatamente avvisato i soccorsi ma per il 74enne sacerdote non c'è stato nulla da fare. Don Enrico, originario di Sartirana di Merate, venne ordinato sacerdote 48 anni fa, arrivò in città nel 2004 e fece il suo ingresso il 31 ottobre di quell'anno. Prese il posto di don Antonio Oldani, storico sacerdote della parrocchia, che venne a mancare proprio nel 2004. Ad accoglierlo sul sagrato della chiesa per la sua prima messa c'era l'allora sindaco di Arcore Antonio Nava.

Diciannove anni trascorsi ad Arcore

Nel corso della sua vita don Enrico è stato direttore del collegio arcivescovile di Saronno e poi professore al collegio Castelli di Saronno. Successivamente, nel 1991, approdò a Melzo come vicario parrocchiale nella chiesa dei Santi Alessandro e Margherita. Don Caldirola ricopriva l'incarico di responsabile della caritas della comunità pastorale. Era un sacerdote apprezzato e benvoluto da tutta la comunità pastorale. Sapeva mettersi a disposizione senza troppe domande e senza giudizio. Gentile, garbato e sempre pronto all’ascolto e al confronto: un sacerdote che ha saputo lasciare il segno cercando di guardare all’essenzialità, senza troppi fronzoli o parole inutili. Un sacerdote semplice ma di grande caratura: mite, misurato, capace di ascoltare tutti senza preclusioni, incisivo nella sua opera quotidiana. Così l’hanno definito in queste ore i suoi parrocchiani che nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato mattina hanno voluto riservargli un ultimo saluto affollando la camera ardente allestita nel salone della casa parrocchiale, accanto alla chiesa del Rosario.

Il ricordo di don Gabriele Villa

Toccante anche il ricordo di don Gabriele Villa, responsabile della pastorale giovanile della comunità Sant’Apollinare, pubblicato sui social.

"Lo sai, don Enrico, in questi giorni sono stati davvero tanti quelli che sono passati davanti alla tua salma: i tuoi collaboratori più stretti come coloro che in chiesa non ci vengono quasi mai, ma hanno comunque avuto modo di conoscerti e di apprezzarti; gli anziani infrangiliti dai loro acciacchi come tante famiglie che ti hanno incontrato sul loro cammino; i ragazzi, con i genitori o i nonni, così come tanti adolescenti che spesso si sono fermati a lungo...lo sguardo fisso verso di te, mentre le labbra sussurravano preghiere, forse da tempo inespresse ma che ora affioravano potenti. E guardandoti ci è sembrato quasi di cogliere un segreto... quell'essenzialità di parole che ti caratterizzava e che è stato il modo, concretissimo, con cui ci hai amati. Quasi a dire, ad ognuno di noi, quando capitava di incontrarsi: preferisco fare silenzio perché tu ti possa raccontare, perché tu ti senta accolto, perché tu ti senta custodito nel mio cuore e nella mia preghiera".

Le toccanti testimonianze durante le esequie

Tantissime le testimonianze di affetto lette durante le esequie da parte di Alice Marchesi, presidente della Caritas, Enrica Perego della Compagnia del Quadrifoglio e di Emanuele Sala a nome di tutti i parrocchiani del Santo Rosario.

"In questi giorni ho già consengato alla comunità i miei pensieri - ha concluso don Giandomenico Colombo - Di don Enrico mi rimane la sua ultima omelia che mi ha segnato la vita. Il suo essere andato a letto la sera, penso dopo la preghiera di compieta, quando noi affidiamo la nostra giornata al Signore Gesù. Tutti noi prima di addormentarci pensiamo alla giornata trascorsa, agli incontri fatti, alle carezze ricevute. Portiamo nel cuore qualche lacrima asciugata, qualche carezza donata e tante sfide che ci attendono. Don Enrico mi lascia questo pensiero: il cuscino più dolce, quello più leggero dove appoggiare la testa è quello del cuore di Gesù. Anche per me sarà proprio così, ogni sera, prima di addormentarmi. Lo ricorderò nella preghiera serale".

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